La macellazione degli animali
La macellazione degli animali presentava precise connotazioni simboliche e rituali. Tra le carni più apprezzate c'era senz'altro quella di bue, ma si consumavano anche gallinacei e, in misura assai minore, pecore e capre.
Nell'antico Egitto, come del resto in molti altri paesi e in tempi assai più recenti, la carne compariva soprattutto sulla tavola dei nobili e dei ricchi, mentre era presente di rado su quella della gente comune, che sacrificava soltanto agnelli o capre in occasione di qualche cerimonia e divideva il cibo con familiari e amici. La macellazione degli animali aveva connotati sacri e simbolici e andava effettuata secondo rituali ben precisi. Venivano macellati animali domestici, ma anche selvatici, come antilopi o gazzelle. Le capre, le pecore e i maiali venivano invece consumati più raramente. Tuttavia, si ha notizia dell'esistenza di qualche fattoria con suini, come a Deir el-Medinah, dove si allevavano maiali in porcili per poi macellarli, salando e conservando la loro carne in grandi giare. Sulle pareti delle tombe vi sono immagini di macellerie o di animali condotti al mattatoio. Il principale fornitore di carne era, senza dubbio, il bue, che non mancava mai sulla tavola dei sovrani e degli alti dignitari. I poveri potevano ottenere solo gli scarti o le parti meno saporite, che i ricchi disprezzavano.
La macellazione del bue cominciava praticando un profondo taglio nel collo dell'animale, dopo avegli legato le zampe. Agli animali di dimensioni inferiori veniva tagliata la testa. Il sangue degli animali sgozzati veniva raccolto in conche e poi bollito. Spesso un medico lo controllava per verificare che avesse un buon odore. Il passo successivo consisteva nello scuoiare l'animale. Le pelli venivano poi consegnate ai conciatori. Quindi si estraevano le interiora, che venivano lavate e separate per il consumo immediato. Le estremità venivano tagliate con lunghi coltelli e il tronco diviso in parti. I pezzi di carne venivano appesi a essiccare in luoghi ben ventilati. I sacrifici di animali avevano luogo anche durante il culto funerario. L'animale presentato in queste cerimonie simboleggiava Seth, fratello e nemico di Osiride. Secondo gli egizi, gli animali come il toro selvatico e l'antilope avevano una forza divina di cui l'uomo si poteva appropriare mangiandone la carne. Queste bestie provenivano per lo più dal deserto, ossia dal dominio di Seth. In tal modo, esse venivano identificate con il dio stesso e considerate avversarie di Horo, il "signore dell'Egitto".
Sappiamo che la macellazione era proibita in determinati giorni. Secondo il calendario Sallier, il 20 e il 22 del mese di Thot non si potevano «uccidere buoi né altre bestie né qualsiasi altro essere vivente». Erodoto racconta che in Egitto non si poteva mangiare la testa di una bestia sacrificata, poiché i sacerdoti facevano confluire ritualmente su questa parte del corpo tutti i mali che affliggevano il paese. La zampa del bue aveva un particolare valore simbolico e compare nelle scene di offerte funerarie o, insieme ad altro cibo, sulle tavole delle offerte: rappresentava la forza reale e quella divina. La spalla del bue fu utilizzata nei rituali magici associati all'apertura della bocca. Questo pezzo di carne scelto veniva tagliato in presenza di un sacerdote sem e poi portato alla mummia per offrirglielo. Il bestiame veniva curato e nutrito in modo forzato, allo scopo di farlo ingrassare per la macellazione. Tra le specie bovine più consumate c'è il bue africano, in egiziano iua, provvisto di lunghe corna. Grazie a un'alimentazione adeguata, poteva diventare enorme e raggiungere un peso tale da non essere nemmeno in grado di camminare. Quello era il momento giusto per ucciderlo. Un'altra specie di bue, molto diversa, era adatta alla macellazione, benché più piccola: si chiamava undyu ed era una specie ottenuta per selezione. Anche i gallinacei venivano mangiati, soprattutto oche, anatre e galline. Dopo essere stati sgozzati, venivano spennati, lavati e tagliati a pezzi. Da Plutarco sappiamo che si sacrificavano polli di diverso colore. Per poter scuoiare e squartare gli animali, il macellaio utilizzava un lungo coltello, generalmente di metallo o di pietra. Il sangue degli animali morti veniva versato in un rigagnolo che sfociava in uno scolo. Prima di macellare l'animale, lo si legava con una corda che gli imprigionava il naso e il labbro inferiore, affinché la povera bestia ubbidisse facilmente. Poi, con grosse corde, si legavano le zampe dell'animale per tenerle ferme. I dipinti o i rilievi di tombe non sono l'unica prova dell'esistenza di macellerie nell'antico Egitto. In alcuni sepolcri sono stati rinvenuti modelli in miniatura, che permettono di conoscere il tipo di attività svolto in questi edifici.