Teotihuacán, la città degli dèi
Dopo la sparizione degli Olmechi, molte altre culture si sono sviluppate nelle fertili terre del Golfo: le culture di Remojadas e di Papaloapan-Río Blanco tra il II e il IX secolo, celebri per le raffinate terrecotte che raffigurano animali, sacerdoti e donne-serpenti; la civiltà dei Totonachi, che conobbe il suo apogeo tra il VII e il X secolo ed era maestra di architettura come dimostra l’antico centro cerimoniale di El Tajín dove sorgono numerose piramidi costruite secondo il sistema del talud-tablero (pareti verticali alternate a pareti oblique), ornate da una profusione di nicchie, fregi, greche, cornici sporgenti, mosaici di pietra, serpenti stilizzati e da bassorilievi integrati sulle colonne e su alcune lastre di sostegno dei ben 14 campi per il Gioco della Pelota; e in ultimo gli Huastechi, una popolazione di antico ceppo maya che si stabilí nelle terre settentrionali del Golfo tra il XIII e il XIV secolo ed è conosciuta per le grandi sculture che ritraggono figure umane dagli enormi copricapi a raggiera o a forma di cono. Tutte queste popolazioni resistettero alle incursioni dei Toltechi, ma saranno sopraffatte dagli Aztechi che nel XV secolo riusciranno a spezzare la loro autonomia e a renderle propri vassalli.
Nella Valle di Anahuac, a poco piú di cinquanta chilometri da Città del Messico, nacque tra il II e il VII secolo della nostra era uno dei piú importanti centri religiosi del Messico antico, Teotihuacán, un’immensa metropoli che nel periodo del suo apogeo era abitata da circa 200.000 abitanti. La città venne concepita secondo un grandioso disegno urbanistico che si articolava intorno a un asse centrale, il Viale dei Morti, dominato dalla gigantesca mole della Piramide del Sole, posta nel cuore della via sacra, e dalla grande Piramide della Luna che si erge a settentrione. Sull’origine di questa civiltà, che aveva saputo costruire una città di tali dimensioni, dotandola di opere architettoniche monumentali, si possono fare a tutt’oggi soltanto delle congetture. Gli antichi cercarono una risposta nel mito, attribuendo la costruzione delle piramidi agli dèi, ed è per questo che gli Aztechi le diedero il nome Teotihuacán, il «luogo dove si creano gli dèi». Probabilmente la città sorse in seguito alla confluenza di vari gruppi etnici dotati di grande intelligenza, inventiva e ricchezza, capaci di creare una cultura omogenea e di estendere la loro influenza oltre l’altopiano centrale del Messico, raggiungendo terre molto lontane come quelle dei Maya, degli Zapotechi e dei popoli del Golfo.
Per lungo tempo si è creduto che i riti religiosi di Teotihuacán non includessero sacrifici umani, ma il ritrovamento nella Cittadella di numerosi scheletri di sacerdoti uccisi alla maniera rituale ha vanificato l’idea dei cerimoniali “pacifici” di quella popolazione. Al tempo delle prime incursioni tolteche nel IX secolo, Teotihuacán era già decaduta, un città semi-abbandonata dalla popolazione che era emigrata verso altre terre, ma che conservava ancora la fama di luogo sacro. Quando, all’inizio del XVI secolo, le truppe di Hernán Cortés passarono accanto alle rovine, Teotihuacán era già entrata nell’oblio: nessuno dei memoriali spagnoli – per altri versi cosí puntigliosi nella descrizione dei luoghi – dedicò alla “città degli dèi” un solo rigo.