tollerànza (religione)

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la teorizzazione e la lotta per l'affermazione pratica della tolleranza religiosa si presentano come caratteristiche dell'età moderna, sollecitate dall'esigenza di rispondere al problema, posto a cominciare dai primi decenni del sec. XVI, della scissione del medievale unico corpus christianum in diverse confessioni religiose. In certo senso, è lecito attribuire proprio all'azione esercitata dalla Riforma protestante la genesi del processo di sviluppo teorico e pratico della tolleranza, giacché la Riforma le aprì la strada “sul terreno dei fatti storici concreti, in quanto distrusse il monopolio di una confessione sola, e la preparò sul terreno delle idee, in quanto sviluppò tutti quei principi distintivi che si affermarono nell'Occidente con l'Illuminismo” (Bainton). D'altro canto, è necessario chiarire che la teoria della tolleranza non scaturì direttamente dall'ambito delle grandi confessioni protestanti (nonostante ch'essa fosse, almeno germinalmente, implicita nella concezione luterana della fede come dono divino e libero atto di decisione non provocabile coercitivamente): piuttosto, sorse sul terreno di quelle correnti religiose e di pensiero che si svilupparono, nel quadro dell'attività riformatrice, autonomamente rispetto al luteranesimo e al calvinismo, per lo più anzi in polemica con essi. Nel senso della tolleranza indirizzava il principio, sostenuto dagli anabattisti, della radicale separazione tra sfera ecclesiastica e sfera statuale, così come, per altro verso, indicavano la medesima direzione le correnti mistico-spiritualistiche (Sebastian Franck), con la loro svalutazione delle forme istituzionali di espressione della fede. Ma certamente l'ambito in cui l'idea della tolleranza venne più chiaramente e consapevolmente sostenuta nel sec. XVI fu quello delle correnti riformatrici formatesi alla scuola dell'umanesimo, in particolare dell'umanesimo critico e antisettario di Erasmo da Rotterdam, che in tal senso ispirò, tra gli altri, anche un pensatore cattolico come Tommaso Moro, assertore della tolleranza nella sua nota opera Utopia (1516). A questo ambito di riformatori critici umanisti vanno ascritti soprattutto i nomi degli italiani S. Castellione (De haereticis, an sint persequendi, 1554) e G. Aconcio (Stratagemata Satanae, 1565), nonché la cerchia dei sociniani: i principali motivi teorici che accomunano tali autori si identificano nel riconoscimento della plurinterpretabilità della Scrittura, che apre un vasto campo all'opinabile in materia dogmatica, nella preminenza accordata al momento etico rispetto a quello dottrinale, nella fiducia nelle capacità di ricerca e discernimento della ragione umana, nel rifiuto, quindi, della coercizione in fatto di fede religiosa. Jean Bodin e Ugo Grozio, tra la fine del sec. XVI e l'inizio del XVII, fondavano in modo radicale la teoria della tolleranza con il riferimento, che diventerà fondamentale nell'Illuminismo, all'idea religiosa naturale. Durante il sec. XVII, un nuovo momento nel processo di acquisizione dell'idea della tolleranza si costituì ancora sul terreno della Riforma, precisamente nell'ambito della sinistra religiosa inglese (Dissenters), non solo, ma nel mondo anglosassone altresì si pervenne alle prime più importanti e coerenti realizzazioni pratiche della tolleranza religiosa: in Inghilterra, con l'Atto di tolleranza di Guglielmo III d'Orange del 1689 (che pure conteneva ancora delle restrizioni), e, in America, con la costituzione democratica dello Stato di Pennsylvania (1682), stabilita da un quacchero, W. Penn. I momenti di affermazione pratica della tolleranza che, nei sec. XVI e XVII, precedettero le realizzazioni anglosassoni furono bensì significativi, ma limitati e non organici, essendo la norma costituita dal sistema dello stato confessionale vincolante per i sudditi quanto all'osservanza della religione: in Polonia, la pratica della tolleranza (sino al momento della Controriforma) derivò piuttosto dall'assenza di un solido potere centrale che non da una posizione programmatica; in Francia l'Editto di Nantes, seguito al periodo delle cruente guerre ugonotte (1598), non solo fu, nei fatti, parzialmente trascurato, ma venne revocato nel 1685 da Luigi XIV. La piena affermazione del principio della tolleranza risale all'epoca dell'Illuminismo, che venne raccogliendo i motivi in tal senso espressi nei periodi precedenti, di cui si è parlato, e già ribaditi, ampliati, sistematizzati nel corso del sec. XVII da pensatori come Spinoza (Tractatus theologico-politicus, 1670), P. Bayle (Commentaire philosophique sur ces paroles de Jésus-Christ: “contrains-les d'entrer”, 1686, e Dictionnaire historique et critique, 1697), J. Locke (Epistola sulla Tolleranza, 1690) e i deisti inglesi. Dalle opere programmatiche di un Voltaire (Le traité sur la tolérance, 1763) e di un G. E. Lessing (Nathan der Weise, 1779, Natan il Saggio), alle Dichiarazioni dei diritti americana (1776) e francese (1789), al concreto processo storico di secolarizzazione degli Stati europei precedente e seguente il centrale, decisivo momento della Rivoluzione francese, ogni cosa concorse – contro le resistenze opposte dall'attaccamento ai propri tradizionali privilegi delle confessioni religiose, in specie del cattolicesimo – alla diffusione della teoria e della pratica della tolleranza religiosa. Preparata per tale maniera da una simile vastità di processi rivoluzionari nell'ambito ideologico e storico-politico, l'espansione della tolleranza divenne un fenomeno generalizzato, negli Stati europei, durante il sec. XIX (nonostante la battuta d'arresto subita nel periodo della Restaurazione), sostenuta, sul piano teorico, dall'affermazione del pensiero liberale. Attualmente, il principio della tolleranza è generalmente indiscusso, nell'ambito stesso delle relazioni fra le Chiese, un punto d'arrivo cui il movimento ecumenico ha dato un decisivo contributo, anche se permangono ambiti limitati (intraecclesiastici o concordatari) entro cui la lotta per il pieno riconoscimento dei diritti civili deve ancora decidersi.

Bibliografia

W. Kaegi, Castellio und die Anfänge der Toleranz, Basilea, 1953; R. N. Stromberg, Religious Liberalism in 18° Century in England, Londra, 1954; M. Sina (a cura di), La tolleranza religiosa, Milano, 1991.

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