supìno (sostantivo)
sm. [sec. XVI; dal latino supīnum (verbum), propr. (parola) supina, perché si appoggia al verbo]. Originariamente, in latino, sostantivo verbale astratto (tema in -u); di tale sostantivo sono rimaste le forme in -um (accusativo) e -u (ablativo). Il supino in -um è un antico accusativo direzionale (è infatti retto da verbi di moto con valore finale: veni visum, sono venuto per vedere) e trova esatta corrispondenza nel supino delle lingue baltiche e slave e formalmente anche nell'infinito sanscrito (lituano dúotu, paleoslavo datŭ, sanscrito datum, latino datum). Il supino in -u è un ablativo di limitazione e si usa in unione con aggettivi generalmente neutri e con i sostantivi fas, nefas, opus (facile dictu, facile a dirsi; fas est dictu, è possibile a dirsi). In Plauto si trova anche un'antica forma di dativo in -ui (memoratui). Il supino, di uso già limitato nel latino classico e sempre sostituibile con altre costruzioni, è scomparso nel latino volgare che adopera già l'infinito come le lingue romanze (veni videre, sono venuto per vedere).