accusativo
agg. e sm. [dal latino accusatīvus]. I grammatici latini coniarono il termine sul modello del vocabolo greco aitiatikḗ, di cui però fraintesero l'esatto significato. È il caso che esprime essenzialmente la funzione del complemento oggetto e non si distingue mai dal nominativo nei sostantivi neutri. In latino è usato anche con verbi impersonali: me piget, pudet, paenitet, taedet, miseret, provo rincrescimento, mi vergogno, mi pento, ho a noia, ho compassione. Altri verbi hanno in latino un doppio accusativo: doceo (celo) te aliquid, ti insegno (ti tengo nascosta) qualche cosa L'accusativo può anche esprimere la direzione, l'estensione spaziale e temporale, la relazione, l'esclamazione ed essere usato in senso avverbiale. Alcuni avverbi latini sono anzi propriamente degli originari accusativi: alias, foras, perperam, partim, statim, raptim, passim, vicissim, nominatim, paulatim, ecc. Nelle lingue romanze i sostantivi e gli aggettivi derivano normalmente, salvo rare eccezioni, dalla forma dell'accusativo latino: piede da pedem non da pes, nazione da nationem non da natio, carne da carnem non da caro (cfr. anche la forma letteraria speme da spem non da spes), acre da acrem non da acer, audace da audacem non da audax, partecipe da participem non da particeps.