spìrito (filosofia e religione)

Indice

Lessico

(poet., spirto), sm. [sec. XIII; dal latino spirítus-us, soffio, da spirāre, soffiare].

1) In generale, sostanza incorporea che costituisce il principio delle attività mentali, della volontà, dei sentimenti (in contrapposizione a materia e corpo): i valori dello spirito; l'arte è un'attività dello spirito; soddisfare le esigenze dello spirito. In particolare, principio immateriale di vita, essenza divina che si manifesta come potenza creatrice e ordinatrice: Dio è puro spirito; secondo alcune religioni esiste un'eterna lotta tra lo spirito del bene e lo spirito del male. Nella teologia cattolica, Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Per estensione, essere immateriale: gli spiriti angelici, gli angeli; gli spiriti infernali, o maligni, i demoni.

2) Anima, come principio immortale di ogni singolo uomo, sede della vita morale e religiosa: l'uomo è fatto di materia e di spirito; la preghiera fortifica lo spirito. Anche fig.: rendere lo spirito a Dio, morire; essere presente in spirito, col pensiero, conl'immaginazione. In particolare, anima di trapassato: lo spirito dei nostri antenati; gli spiriti beati, le anime del paradiso; gli spiriti dannati, le anime dell'inferno. Per estensione, ombra, fantasma, spettro: credere agli spiriti; hanno evocato lo spirito di Napoleone. Rif. a cose, in particolare agli elementi della natura, ciò che costituisce l'essenza, la potenza che si ritiene animi le singole cose (talora come personificazione religiosa o mitica): lo spirito della foresta, del mare.

3) L'insieme delle facoltà mentali, affettive, morali di un individuo; attitudine psicologica: una persona di spirito cordiale, pratico, riflessivo; giudicare in serenità di spirito; questo mi solleva lo spirito; bollenti spiriti, stato di eccitazione, di emotività eccessiva. In particolare, disposizione dell'animo, atteggiamento interiore come guida del nostro agire: agire con spirito cristiano, umanitario, altruistico; essere animato da spirito di carità, di giustizia; inclinazione, tendenza: uomo di spirito democratico; ha lo spirito del ricercatore, del rivoluzionario; un ragazzo che ha lo spirito degli affari. Per estensione: spirito di parte, sentimento e atteggiamento fazioso, parzialità; spirito di corpo, sentimento di solidarietà verso chi appartiene allo stesso gruppo, alla stessa categoria. Per metonimia, la persona stessa considerata rispetto alle sue doti spirituali: è uno spirito liberale, generoso; uno dei più nobili spiriti del nostro tempo; bello spirito, persona brillante e spiritosa; con valore spregiativo chi vuole apparire spiritoso a ogni costo.

4) Il complesso delle idee, delle tendenze morali, intellettuali, politiche ecc. proprie di un ambiente, di una corrente, di un'epoca e sim.: lo spirito del Medioevo, del Rinascimento, dei romantici; bisogna capire lo spirito dei tempi. Per estensione, il significato intimo rispetto all'apparenza esteriore, l'intenzione più vera di un testo, di un discorso: lo spirito della legge; bisogna penetrare lo spirito del libro e non fermarsi alla lettera; non hai capito lo spirito del suo intervento.

5) Capacità di comprendere e valutare con prontezza; intelligenza vivace, ingegno pronto: ha uno spirito eccezionale; ammiro il tuo spirito; presenza di spirito, prontezza nel fronteggiare tempestivamente determinate situazioni; povero di spirito, di intelligenza limitata, sciocco (propr. secondo il Vangelo, spiritualmente distaccato dai beni terreni). In particolare, arguzia, senso dell'umorismo: un uomo che ha molto spirito; fare dello spirito, dire cose argute, ma spesso fuori luogo; battuta di spirito, frase arguta, spiritosa, divertente; persona di spirito, che sa stare allo scherzo; spirito di patata, di rapa, umorismo insulso e inopportuno.

6) Ant., soffio, respiro vitale. In particolare, secondo la fisiologia antica, fluido sottile che si riteneva scorresse dal cuore e dal cervello alle diverse membra e determinasse le sensazioni e i moti dell'anima: “in tanto debilitai li spiriti visivi, che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate” (Dante). In questo senso frequente il dim. spiritèllo.

Filosofia

In quanto concetto capitale nella storia del pensiero filosofico e insieme uno dei più diversamente interpretati e sviluppati, è inutile tentare di darne una definizione che risulterà necessariamente insufficiente e riduttiva; è più opportuno seguirne le vicende partendo dagli stoici, presso i quali il concetto di spirito – diverso da quello di “anima” di Platone e di Aristotele – ha assunto per la prima volta un senso preciso: lo spirito (o pneuma, soffio, come il latino spiritus) è il soffio vitale che pervade il cosmo e le anime, dando a essi vita e luce; accezione rimasta in larga parte nel pensiero della Scolastica e anche delle scienze dell'antichità e del Medioevo, sino a Cartesio, assumendo via via anche valenze potentemente religiose: quello spirito che anima e pervade l'universo è il soffio della sapienza di Dio, che tale universo ha creato e mantiene e vivifica in tutte le sue parti. Concetto, quest'ultimo, che nella speculazione trinitaria cristiana viene a identificarsi con lo Spirito Santo, la terza persona della Santissima Trinità, che “fa vivere e santifica” tutto l'universo nel suo procedere dal Padre e dal Figlio. L'idea che così si determina di un'essenza spirituale che si contrappone al mondo della materia, della carne e del male (in un'opposizione che è già chiaramente presente in Platone, nella predicazione paolina e nella mistica neoplatonica, in Origene e in Agostino), rimase alla base del fondamentale dualismo tra spirito e materia che ha tanta parte nella storia del pensiero occidentale, trasfigurandosi poi nel dualismo cartesiano di pensiero ed estensione, con i tentativi di una sua soluzione, in B. Spinoza, N. de Malebranche e nell'occasionalismo. Un ulteriore approfondimento del concetto di spirito, liberato dall'equivoco di una sua ambivalenza con quello di “anima”, si ebbe poi con G. W. Leibniz e G. Berkeley. Con I. Kant, che identifica lo spirito individuale con la spontaneità produttiva dell'intelletto (insufficiente però, da solo, a produrre una conoscenza che, per sorgere, abbisogna anche dell'esperienza sensibile, cioè della passività), si compie il grande passo verso l'elaborazione che del concetto diede l'idealismo classico tedesco: in F. W. Schelling, almeno nelle prime fasi del suo pensiero, lo spirito è la natura invisibile, la natura lo spirito visibile: il tutto è identità di spirito e di natura, in cui, in forme diverse ma nella più perfetta corrispondenza, si scandisce un unico e perfetto ordine del mondo. Sintesi suprema che però non poteva, nella sua immobilità metafisica, soddisfare né lo stesso Schelling (che infatti mosse gradualmente a posizioni più articolate) né il contemporaneo G. W. F. Hegel, che proprio attaccando la schellinghiana concezione dell'assoluto indifferenziato, vide invece nel divenire dialettico dello spirito la vita e il movimento dell'assoluto. Dal punto di vista hegeliano, spirito è quella totalità che solo nel suo movimento dialettico perviene completamente a se stessa, superando la sua alienazione nella natura e articolandosi poi in tutte le forme della vita e della storia: spirito soggettivo (nelle forme della coscienza, dell'intelletto e della ragione), spirito oggettivo (diritto, moralità, eticità) e infine spirito assoluto (arte, religione, filosofia). Ciascuna di queste forme dello spirito è dialetticamente destinata al suo superamento nella successiva, sino alla totale autotrasparenza nella forma suprema dello spirito assoluto, la filosofia. Dopo Hegel, i suoi seguaci e tutti coloro che a lui si sono in diverso modo ispirati ne hanno mantenuto sostanzialmente identica la concezione di fondo; così nelle varie forme del neoidealismo italiano (B. Croce, G. Gentile) e angloamericano. Diversamente, le correnti “spiritualistiche” del pensiero contemporaneo rielaborano, a volte anche con grande originalità – come nello spiritualismo esistenzialistico francese: L. Lavelle, G. Marcel – l'idea cristiana dello spirito individuale come elemento essenziale e individuante della persona.

Religione: cristianesimo

Nel pensiero cristiano, spirito di Dio, forma assoluta di spirito, essere infinito, completamente puro e sempre esistente, unione di essenza e di esistenza, privo di ogni limitazione. L'origine delle forme finite dello spirito può essere spiegata in ultima analisi, secondo il cristianesimo, soltanto dall'esistenza di Dio; la mente umana è spinta a concludere per l'esistenza di Dio e ciò costituisce la suprema evidenza obiettiva per l'esistenza dello spirito. Secondo i filosofi cristiani testimoniano dell'esistenza dello spirito di Dio lo stesso ordine dell'universo, la finalità interna ed esterna che appare negli esseri viventi.

Religione: animismo

La connotazione come spirito di esseri extraumani di varia specie concepiti dalle diverse culture e solo convenzionalmente riducibili a un'unica categoria deriva dall'impostazione degli studi storico-religiosi data da E. B. Tylor, il quale poneva come prima forma di religione appunto la credenza negli spirito (animismo). Comunque, per restare alla denominazione ormai convenzionale, distingueremo almeno quattro specie di spirito: naturistici, personificanti, protettori, defunti. Gli spiriti naturistici sono quelli che dominano gli spazi definibili come “naturali”, rispetto agli spazi “culturali” abitati dall'uomo: sono gli abitanti delle zone selvagge, e dunque pericolosi; l'uomo, quando deve penetrare in tali zone, si premura di placarli ritualmente. In effetti essi oggettivano la pericolosità del “selvaggio” e offrono mezzi obiettivi (o ritenuti tali) per eluderla. Gli spiriti personificanti sono quelli che personificano il potere di qualche elemento naturale (sole, pioggia, vento ecc.); la personificazione permette l'istituzione di un culto e il culto sembra garantire il controllo umano di quegli elementi, o delle loro manifestazioni, secondo le necessità umane. Gli spiriti protettori oggettivano tutte le carenze che l'uomo sente come angosciose; attribuendo a tali spiriti le qualità desiderabili per sé e collegandosi a essi con l'azione culturale se ne fanno degli alleati nei momenti di crisi. Gli spiriti defunti, infine, rappresentano la condizione extraumana di chi ha lasciato la condizione di vivente: possono essere pericolosi come la morte stessa, ma possono, se debitamente onorati, rendersi protettori dei parenti. Le specie menzionate non vanno considerate con eccessiva rigidità: spiriti protettori, per esempio, diventano nelle diverse circostanze sia gli spiriti naturistici, che in effetti proteggono colui che si allontana dall'abitato, sia gli spiriti personificanti, che forniscono all'uomo la loro potenza, e sia ancora gli spiriti dei morti, una volta trasformati in antenati benefici. D'altronde ai fini storico-religiosi non è tanto l'entità concepita che interessa, quanto la sua specifica funzione.

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