refrattàrio

Indice

Lessico

agg. [sec. XIX; dal latino refractaríus, ostinato].

1) Che resiste a temperature elevate senza subire variazioni notevoli: materiali refrattari; mattoni refrattari.

2) Per estensione, in medicina, che resiste all'azione di agenti morbosi; immune. Più in generale, in biologia, che presenta refrattarietà.

3) Fig., insensibile a sollecitazioni morali o sociali, indifferente: refrattario a ogni sentimento di pietà.

4) Anticamente, che si sottrae a obblighi e doveri; in particolare (anche come sm.), renitente al servizio militare.

Tecnica: i materiali refrattari

Il materiale refrattario è di bassa conducibilità termica e in grado di mantenere le proprie caratteristiche meccaniche ad alta temperatura, almeno 1500 ºC, anche in ambienti chimicamente aggressivi, acidi o basici. Da un punto di vista chimico vengono classificati refrattari acidi (usati a contatto di materiali basici o neutri) quelli contenenti alte percentuali di silice, basici (usati a contatto di materiali acidi o neutri) quelli con ossido di magnesio o calcio, neutri quelli con allumina od ossido di cromo. I refrattari sono per lo più prodotti a partire da minerali quali silice, caolino, bauxiti, sillimaniti, magnesiti, dolomite, forsterite, ecc., tramite calcinazione, miscelazione, essiccamento con i metodi adottati per la ceramica; operazione finale è l'arrostimento, effettuato in forni a tunnel a temperature fra 1200 e 1900 ºC, necessarie per impartire al manufatto le sue caratteristiche meccaniche. È interessante osservare che i refrattari non sono quasi mai in equilibrio chimico prima del loro uso; ciò significa che, durante l'impiego, si manifestano reazioni tra i componenti (che implicano spesso variazioni di volume o formazione di composti gassosi), tali da portare i refrattari a stabilizzarsi dopo molte ore di esercizio. Il comportamento fisico di un refrattario dipende, per quanto riguarda la deformazione con la temperatura, dai composti chimici formatisi durante la cottura finale, mentre per quel che riguarda più propriamente la resistenza meccanica, essa dipende dalla granulometria dei prodotti iniziali e quindi dal grado di porosità del manufatto, oltre che dal tipo di legame che “collega” i grani del refrattario, ossia dalla quantità, viscosità e distribuzione della fase vetrosa intergranulare formatasi per fusione durante la cottura finale.

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