realismo (filosofia e psicologia)
IndiceFilosofia
Ogni dottrina filosofica che considera il mondo esterno come esistente in sé indipendentemente dall'attività conoscitiva dell'individuo. Il termine realismo appare in filosofia sul finire del sec. XV a proposito della medievale disputa degli universali, per designare la dottrina che, opponendosi al nominalismo, sosteneva l'esistenza obiettiva, in re, di forme ideali comuni a più individui. Ma acquista il suo significato moderno con Kant, che nella Critica della ragion pura contrappone il proprio realismo all'“idealismo psicologico” di Berkeley. Berkeley è il primo pensatore a ridurre l'esistenza delle cose a mere percezioni (esse est percipi); ed è da allora, in contrasto alle sue tesi e poi a quelle del moderno idealismo soggettivo o fenomenismo (empiriocriticismo, neopositivismo, ecc.), che il realismo, prima sempre assunto implicitamente, prende il carattere di tesi ontologica fondamentale, che rivendica l'indipendenza logica e causale dell'esistenza di determinate entità e di determinati fatti dall'esistenza, attività e conoscenza degli uomini, ossia l'esistenza di un mondo esterno alla coscienza umana. Rientrano così nel realismo ontologico tutte le filosofie non idealiste soggettive: dal materialismo all'idealismo trascendentale kantiano e all'idealismo oggettivo (nelle sue due forme: dualistica, che ammette la esistenza di due tipi di realtà, materiale e spirituale, come in Platone, Aristotele, nel pensiero cristiano in genere, in Cartesio, ecc.; e monistica, per la quale tutta la realtà si riduce a manifestazione dello spirito assoluto, come in Hegel). Tuttavia, gli atteggiamenti metodologici effettivamente adottati nelle scienze, con la netta distinzione fra pensiero umano conoscente e realtà obiettiva da conoscere, con la costruzione di teorie e leggi fondate sempre di fatto, anche se spesso implicitamente, sulla concezione della realtà indagata come campo d'interazioni materiali, e con il rifiuto di spiegazioni soprannaturali e aprioristiche, cioè non derivate dall'esperienza e non verificate in essa, hanno finito per rendere inoperanti sul piano gnoseologico le categorie idealiste. Perciò il realismo gnoseologico viene a identificarsi con il naturalismo antimetafisico, ovvero con una sorta di materialismo metodologico. Secondo il pensiero marxista, il materialismo ontologico contemporaneo non è altro che la generalizzazione filosofica coerente dei presupposti propri della conoscenza scientifica. Per quanto concerne il dibattito filosofico contemporaneo sull'argomento, secondo Popper, come per Carnaptesi centrale del realismo è l'affermazione dell'esistenza reale del mondo. Dal punto di vista di Popper, però, questa affermazione rischia di divenire metafisica, mentre, a suo avviso, essa dovrebbe rimanere un'asserzione metodologica. Il realismo infatti non dovrebbe essere la legittimazione della verità di una teoria ma, piuttosto, la possibilità di venire contraddetta e falsificata; in questo modo il realismo svolge una funzione fondamentale nella critica delle teorie scientifiche. Di qui il nome di realismo critico assegnato alla teoria di Popper. Al realismo viene così attribuito un ruolo regolatore nel senso che esso determina il fine della scienza. Nella stessa direzione si muove Feyerabend, almeno fino alla pubblicazione di Contro il metodo (1970), quando si fa sostenitore dell'idea che non esiste un mondo indipendente dall'attività conoscitiva dei singoli individui. In qualche modo simile a questa posizione, la teoria di Kuhn, definita realismo scientifico, lega l'esistenza e la definizione del mondo al paradigma scientifico dominante in un dato momento.
Psicologia
Il termine realismo viene utilizzato in psicologia con svariati significati, secondo i contesti e i diversi autori. In genere con esso si intende la tendenza ad accettare come “reali” i prodotti delle proprie percezioni. Si parla di realismo ingenuo intendendo la concezione secondo la quale esiste un mondo esterno, reale e indipendente dai nostri sensi, per cui ogni discrepanza tra una nostra percezione e tale mondo esterno, come può essere verificato attraverso una misurazione fisica, va considerata come “illusione dei sensi”. In psicologia dell'età evolutiva, per realismo si intende la tendenza infantile a ritenere i prodotti della propria percezione e del proprio pensiero specchio fedele della realtà. Così lo psicologo francese J. Luquet parla, a proposito del disegno infantile, di realismo intellettuale, mettendo in evidenza come il bambino faccia disegni sì realistici ma non riferiti a ciò che egli percepisce immediatamente, bensì a un suo modello interno.
Bibliografia
Per la filosofia
R. Sellars, American Critical Realism and British Theories of Sence Perception, in “Methodos”, 1962; V. Miano, Problemi di gnoseologia e metafisica, Zurigo, 1966; M. Bonfantini, L'esistenza della realtà, Milano, 1975; C. Muscetta, Realismo, neorealismo, controrealismo, Roma, 1990.