empiriocriticismo

sm. [sec. XIX; da empirismo+criticismo]. Termine introdotto da R. Avenarius per definire la sua posizione filosofica, condivisa e sviluppata da E. Mach. L'empiriocriticismo afferma che la base della filosofia e di ogni indagine scientifica è costituita dall'esperienza pura, che di per sé non ha natura fisica né psichica, ma è anteriore alla distinzione fisico-psichica. L'esperienza si presenta come un contesto di sensazioni elementari, i cui caratteri specifici sono determinati dall'insieme delle relazioni che le connettono ad altre sensazioni. Contro l'empiriocriticismo, a cui avevano aderito numerosi pensatori russi, polemizzò duramente Lenin nell'opera Materialismo ed empiriocriticismo (1909): infatti l'empiriocriticismo nega alla radice la teoria materialistica della conoscenza sostenuta da Lenin, secondo cui la conoscenza è un riflesso della realtà materiale conosciuta. Il neopositivismo nella sua prima fase derivò dall'empiriocriticismo alcune delle sue teorie principali: il progetto di una filosofia come scienza rigorosa, l'idea che la scienza della natura (e in particolare la fisica) sia il canone di ogni forma legittima di conoscenza e l'idea che la base di ogni processo conoscitivo sia costituita dalle sensazioni elementari.

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