ragtime
s. inglese (propr., tempo stracciato) usato in italiano come sm. o agg. Stile di musica afroamericano fiorito tra il 1895 e il 1930. Nacque nel Missouri per opera di pianisti neri colti che suonavano in bar e case di tolleranza. In esso la mano sinistra batte un rigido ritmo di marcia, mentre la destra suona melodie sincopate. I primi brani pubblicati (1897) ebbero rapido successo. Ritenuto genere inferiore, scandaloso, erotico, e associato ai più torvi pregiudizi sui neri, esso trionfò in America ed Europa circolando in spartiti e rulli di pianola, e inciso su rozzi cilindri e dischi da bande militari e virtuosi di banjo. Il maggior successo arrise a sottoprodotti commerciali bianchi, che fecero del ragtime il primo genere di musica leggera moderna: celebre la canzone Alexander's Ragtime Band di I. Berlin (1911). Ma per il suo massimo esponente nero, S. Joplin, il ragtime era un'arte, espressione della cultura nazionale nera; egli ne diede esempi sublimi, ancora oggi poco noti. Altri maestri del ragtime furono i neri J. Scott, Tom Turpin, L. Chauvin, A. Marshall, Scott Hayden, e qualche autore bianco non commerciale (Joseph Lamb, Arthur Pryor). Nel 1910-20 il ragtime fu rinnovato da musicisti neri attivi a New York come James Europe, Eubie Blake, Luckey Roberts e infine J. P. Johnson, che, primo fra loro, inserì nel ragtime l'improvvisazione trasformandolo in jazz lo stesso aveva già fatto a New Orleans Jelly Roll Morton. Con il boom del jazz il ragtime divenne di colpo démodé; ma da un lato generò ancora un ramo minore, il novelty, e dall'altro, confluendo nel jazz, gli prestò la propria ossatura formale. Nel ragtime si formarono G. Gershwin e Duke Ellington; e a esso si ispirarono musicisti europei (Dvořák, Debussy, Casella, Stravinskij, Hindemith, Berg). Dopo un lungo oblìo il ragtime conobbe una clamorosa riscoperta (1973) quando alcuni brani di Joplin furono usati nel film La stangata di George Roy Hill.