rènio
sm. [sec. XX; dal fiume Reno (Europa centroccidentale)]. Elemento chimico di simbolo Re, peso atomico 186,207 e numero atomico 75. Il nome di renio gli venne dato dai ricercatori tedeschi che lo scoprirono nel 1925; in natura esso è scarsissimo, essendo la sua percentuale nella crosta terrestre di appena il 10-7%: è però abbastanza facilmente accessibile perché, sia pure in piccola quantità, si ottiene quale sottoprodotto della lavorazione dei minerali del molibdeno e di alcuni minerali del titanio e dei lantanidi. Il renio è costituito in natura dalla miscela di due isotopi, uno dei quali presenta una sia pur debolissima radioattività. Il renio metallico in commercio è una polvere di colore grigio più o meno carico, molto pesante, di peso specifico 21,02, durissima e dall'altissimo punto di fusione (3180 ºC); è inattaccabile dagli acidi non ossidanti mentre, a causa della sua alta affinità per l'ossigeno, viene attaccato dagli ossidanti e si ossida quando viene riscaldato all'aria. Nel sistema periodico degli elementi il renio rientra nel sottogruppo del manganese, con il quale presenta molte analogie di comportamento chimico; il renio dà infatti anch'esso luogo a varie serie di composti che derivano da valenze diverse, fino a quella massima di 7: questa si riscontra nell'eptaossido di direnio, Re2O7, un solido cristallino giallo che si forma bruciando la polvere di renio in un eccesso di ossigeno, nell'acido perrenico, HReO4, noto solo in soluzione, e nei suoi sali, i perrenati. Le applicazioni del renio sono assai limitate a causa della limitata disponibilità e del costo relativamente elevato di questo metallo: lo si impiega per costruire contatti elettrici esposti all'acqua di mare e in particolari leghe con il ferro, il cobalto, il molibdeno e il platino, nei quali l'aggiunta di renio aumenta fortemente la durezza e la resistenza all'usura.