policromìa
IndiceLessico
sf. [sec. XIX; da policromo]. Molteplicità di colori; l'effetto prodotto da una decorazione con vari colori; l'arte di decorare con più colori opere di scultura o di architettura. In particolare, procedimento grafico per riprodurre originali a colori a tono continuo modellato (fotografie, disegni, ecc.) attraverso la sovrastampa di un numero definito di immagini monocromatiche (generalmente tre, tricromia, o quattro, quadricromia) in modo da ottenere, per sintesi sottrattiva, tutta la gamma di tonalità cromatiche dell'originale.
Storia
Nell'antico Egitto, in Mesopotamia, nel mondo classico, la policromia ha avuto importanza grandissima, per quanto oggi non sia più evidente, sia nell'architettura sia nella scultura. Il tempio greco arcaico era ornato di terrecotte dipinte, e tutte colorate erano le sue sculture di póros; il tempio classico di pietra o marmo era dipinto, soprattutto in rosso e azzurro, nelle sue membrature architettoniche e nelle sculture ornamentali e la policromia poteva essere accentuata da dorature o aggiunte metalliche. Anche le sculture isolate erano dipinte più o meno accentuatamente, soprattutto nelle vesti, nei capelli e nei particolari del volto, mentre le parti nude erano trattate con la gánosis. Tutto colorato era anche il tempio etrusco, con terrecotte architettoniche e statue fittili dipinte. Nell'architettura romana la policromia era ottenuta sia con rivestimenti di stucco dipinto, sia con accostamenti di materiali di diverso colore, dal sec. II d. C. soprattutto marmi colorati. Nella scultura il colore era meno curato che non in Grecia e in genere limitato alle vesti o ai particolari della testa e del volto. La policromia caratterizza anche l'arte del Medioevo, influenzata da correnti orientali, in particolare dalle oreficerie barbariche. Policromi sono gli smalti, le miniature, le vetrate e soprattutto la pittura murale e i mosaici (per lo più all'interno delle chiese, talvolta anche all'esterno, come nel duomo di Parenzo). L'uso del colore si estende anche alla scultura, dagli avori ai bassorilievi, e particolarmente nella statuaria lignea del periodo gotico. Nel Quattrocento fu frequente l'uso di colorare o lumeggiare in oro i rilievi ornamentali delle facciate (S. Bernardino a Perugia), mentre Andrea, Giovanni e Luca Della Robbia introdussero importanti innovazioni nel campo della terracotta dipinta. Nella statuaria dei sec. XVI-XVII all'uso di colorare i materiali fu sostituito il ricorso a marmi di vario colore. Dall'età neoclassica a oggi l'uso della policromia nelle forme costruttive e plastiche è molto diminuito. La policromia costituisce un elemento importantissimo nell'arte orientale, particolarmente in quella islamica (rivestimenti ceramici delle architetture) e in quella dell'America precolombiana, sia nell'architettura sia nelle cosiddette arti minori.