panarabismo
Indicesm. [sec. XX; da panarabo]. Movimento politico del sec. XX sviluppatosi nella seconda metà dell'Ottocento quando la rinascita culturale araba, che si manifestò nel Levante e in Egitto, aprì la strada all'accoglimento dell'idea occidentale di nazione. Accanto e in concorrenza con i nazionalismi locali e con il panislamismo, il panarabismo fu propugnato in un primo tempo soprattutto da arabi cristiani che vedevano in esso la piattaforma ideologica che poteva rendere possibile un loro incontro con i musulmani. Nacque tuttavia ben presto una forma di panarabismo islamico che auspicava la fondazione di un califfato arabo: in quest'ultima tendenza si iscrisse il tentativo di Ḥusayn ibn ʽAlī, il sovrano dell'Higiaz (1924). Se negli anni tra le due guerre mondiali ci furono limitate prove di solidarietà interaraba, nel 1945 la nascita della Lega degli Stati Arabi apparve il trampolino di lancio di un nuovo panarabismo. Ma la gestione di vertice della Lega non condusse a risultati positivi. A cominciare dal 1955 Nasser Gamāl Abdel cercò di creare un movimento panarabo di massa allo scopo di scavalcare l'opposizione delle élites conservatrici. I frutti più importanti del panarabismo di marca egiziana si ebbero nel 1958 con la costituzione della Repubblica Araba Unita, nata dalla fusione tra Egitto e Siria. La secessione della Siria nel 1961 chiuse la fase delle realizzazioni più esaltanti del panarabismo: le susseguenti federazioni arabe (1963 e 1971), quando non rimasero sulla carta, furono iniziative del governo non accompagnate da una vera integrazione di base. Allontanatesi ormai nel futuro le speranze di un'unificazione araba, il panarabismo rimane un coacervo di aspirazioni dirette soprattutto a favorire una diffusa solidarietà interaraba.
C. D. Cremeans, The Arabs and the World. Nasser's Arab Nationalist Policy, New York-Londra, 1963; A. Laroui, L'idéologie arabe contemporaine, Parigi, 1967; A. Pellitteri, Il mondo arabo-islamico, Ragusa, 1991.