orazióne
Indicesf. [sec. XIII; dal latino oratío -ōnis, da orāre, parlare, pregare].
1) Atto di pregare, in privato o in pubblico, con formule prescritte o con parole proprie; in particolare, nella liturgia, le formule sacerdotali dette dal ministro che presiede la preghiera di tutti: dire, recitare le orazioni; orazione mentale, espressa elevando la mente a Dio, senza manifestazioni verbali. § Nell'orazione generalmente si distinguono tre parti: l'invocazione a Dio; il motivo per cui egli si può mostrare propizio; la domanda propriamente detta. Le orazione, soprattutto le più antiche, sono di grande valore teologico: esse sono sempre rivolte al Padre e si concludono con la menzione della mediazione di Cristo: “Per Cristo, nostro Signore”. Le orazione classiche della Messa sono tre: l'orazione o colletta, che esprime il motivo della festa o della riunione, l'orazione sulle offerte, che conclude i riti dell'offertorio, chiedendo a Dio l'accettazione e santificazione delle offerte, l'orazione dopo la Comunione o Post-communio. Altre orazióni hanno uno sviluppo più ampio in forma eucaristica.
2) Discorso solenne secondo le regole dell'oratoria, pronunciato in pubblico o scritto per tale fine o anche come esercitazione retorica: le orazioni di Isocrate; Cicerone ci ha lasciato parecchie orazioni;orazione funebre, in onore di un defunto; orazione sacra, predica.
3) Anticamente, discorso in genere.