oppiòide

sm. e agg. [oppio (droga)+-oide]. Derivato naturale o sintetico dell'oppio, che comprende una categoria molto vasta di farmaci che agiscono su particolari recettori del sistema nervoso centrale e periferico. Gli oppioidi sono dotati di notevole azione analgesica e vengono impiegati, in una particolare tecnica di anestesia generale (neuroleptoanalgesia) unitamente a un neurolettico, come il deidrobenzoperidolo. Poiché alcuni oppioidi vengono eliminati lentamente, la loro azione sedativa ed analgesica si prolunga nell'immediato periodo postoperatorio. Esistono degli antagonisti specifici degli oppioidi (naloxone) che si possono usare in caso di sovradosaggio. § Oppioide endogeno, piccolo polipeptide prodotto dalle cellule del tessuto nervoso; ha attività di mediatore dello stimolo sinaptico e il suo recettore è riconosciuto dagli alcaloidi stupefacenti dell'oppio (morfina e derivati, codeina). Gli oppioidi appartengono alle due classi delle endorfine e delle encefaline.

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