oggettuale
IndiceLessico
agg. [sec. XX; da oggetto]. Dell'oggetto; relativo all'oggetto: concretezza oggettuale; valore oggettuale.
Arte
Nell'uso artistico il termine designa la categoria di opere sollecitate sia da un'operazione di scelta di un oggetto d'uso (o desunto dal repertorio delle forme naturali), sia dalla realizzazione di forme tridimensionali, concepite estraneamente ai canoni della scultura tradizionale. Esperienze in questo senso furono attuate già all'inizio del secondo decennio del Novecento da Picasso, autore di alcune forme-oggetto (o sculture-oggetto) costruite con materiali diversi, i quali avevano importanza secondaria rispetto all'impostazione del disegno e alla concezione di valore espressivo delle componenti dipinte e furono poi tipiche di alcuni artisti futuristi (Boccioni, Balla). Sulla ricerca formale cubista, questi procedimenti oggettuali e di collage assunsero identificazione e significato diverso nelle esperienze oggettuali proprie del movimento Dada, responsabile della nuova realtà proposta da un qualsiasi banale oggetto, nella precisa presentazione di esso che ne fece Duchamp, elevando a connotazione di valore artistico l'oggetto privato della sua essenza di funzionalità e utilità pratica (una ruota di bicicletta su uno sgabello). Alle esperienze di Duchamp seguirono quelle non meno eversive di Man Ray. Ad altre conseguenze fu portata l'esperienza oggettuale dal surrealismo: si ricorda, per esempio, la carica di coinvolgimenti inconsci provocati dalle rappresentazioni oggettuali di Dalì. Breton sancì e illustrò nel catalogo della Mostra di oggetti surrealisti di Parigi del 1936 una precisa categoria di oggetti, suscettibili di stimolazioni diverse. Verso l'inizio degli anni Cinquanta del sec. XX si affermò un nuovo e più complesso interesse per l'oggetto: il quadro inteso non più tradizionalmente per quanto in esso è detto ed espresso, ma considerato appunto come oggetto, nella valorizzazione dei puri elementi strutturali che lo compongono, cioè tela, telaio. Interessanti furono in questo senso le proposte di Burri già nel 1950. Successivamente le esperienze condotte dai rappresentanti del neodadaismo, che ripresero l'interrotto discorso del movimento storico, portarono al recupero dell'oggetto consumato e abbandonato tra i rifiuti, mentre la pop art volse la sua ricerca in direzione opposta, alla scoperta dell'oggetto colto nella realtà vistosa di immagine e forma nuova fiammante al primo stadio del suo ciclo di consumo, nell'intatta presentazione pubblicitaria che di esso veniva fatta ancor prima di introdurlo nel giro di consumo. Tale operazione estetica, come quella realizzata dal New Dada, trovò nel supporto polemico sollecitazioni o alibi del nuovo modo di fare e intendere l'arte.