nabis
nome di origine ebraica (profeti) col quale il poeta Cazalis chiamò un gruppo di giovani pittori francesi che nell'ottobre del 1888 formarono un sodalizio, specie di confraternita con presupposti estetici e formulazioni pittoriche (sintetismo impressionista-simbolista) molto aderenti ai principi e agli ideali degli artisti di Pont-Aven. Il primo gruppo dei nabis era composto da P. Sérusier, P. Bonnard, M. Denis, E. Vuillard, K. X. Roussel, P. Ranson, R. Piot; più tardi si aggiunsero l'olandese J. Werkade, lo svizzero F. Vallotton e gli scultori A. Maillol e Lacombe. Teorici del gruppo furono Denis e soprattutto Sérusier, che era stato accanto a Gauguin e ne aveva accolto profondamente la lezione. La loro pittura, a colori puri e di estrema semplificazione formale, si alimentò anche degli apporti delle stampe giapponesi, la cui influenza si rivelò soprattutto nella diversa attività grafica svolta dai nabis per la Revue Blanche e per scenografie, manifesti, paraventi e decorazioni varie per il Teatro d'Arte (spettacoli teatrali venivano organizzati ogni settimana in casa di Ranson). L'importanza dei nabis va dunque considerata, più che negli esiti delle manifestazioni del gruppo (i nabis tennero esposizioni dal 1890 al 1900), nella sostanza e nella qualità degli ideali estetici, nella rivalutazione dell'artigianato (fabbricarono anche marionette, carte da gioco; predilessero le decorazioni murali), e soprattutto nel contributo che l'apporto delle singole personalità diede alle nuove correnti del gusto delle secessioni e quindi dell'Art Nouveau, ciò che li pone alle origini dell'arte moderna.