massa (sociologia)
nozione che nelle scienze sociali acquista un'immediata connotazione ideologica ed è stata perciò scarsamente indagata in forma scientifica. Anzi: la critica della folla – presente nella psicologia sociale della fine del sec. XIX (G. Tarde, G. Le Bon) – si è concettualmente estesa alla massa, che a G. Simmel appare dominata da istinti e passioni tendenzialmente distruttivi, mentre J. Ortega y Gasset nel saggio La ribellione delle masse, descrive le masse come portatrici di una “morale della negazione”, che si esprimerebbe politicamente nei fenomeni dittatoriali del sec. XX (fascismo e bolscevismo). Anche un teorico conservatore – compromesso con l'esperienza nazista – come K. Schmitt, vede del resto il popolo-massa come l'elemento amorfo (apolitico) del sistema statuale, e perciò bisognoso di una guida autoritaria. Studiosi come T. Geiger e W. Sombart hanno cercato di individuare più analiticamente i connotati sociali delle masse contemporanee, in gran parte riconducibili a imponenti fenomeni di urbanizzazione e alienazione, prodotti dalle dinamiche di produzione e consumo della nascente società industriale. La società di massa – esorcizzata da un'intera generazione di sociologi europei – appare invece ai cultori del funzionalismo americano come il prodotto del “sogno americano”, basato sull'integrazione delle minoranze, le pari opportunità, il rifiuto tanto dell'utopia rivoluzionaria quanto dei privilegi aristocratici. Derivano da questi opposti approcci le divergenti valutazioni sul significato democratico e sulle potenzialità civili della cosiddetta cultura di massa.