Lessico

sf. [sec. XIV; latino libra, libbra, unità monetaria degli antichi Romani].

1) Unità monetaria dell'Irlanda, dell'Italia, dello Stato della Città del Vaticano e della Repubblica di San Marino fino al 31 dicembre 2001 e sostituita, dal 1° gennaio 2002, dall'euro, moneta unica dell'Unione Europea. § Unità monetaria (divisa in 100 piastre) dell'Egitto, del Libano, della Siria, della Turchia e (divisa in 100 centesimi) di Malta. La lira sterlina, unità monetaria del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e di Cipro, è comunemente denominata sterlina.

2) Per estensione, danaro in genere: non avere una lira, nemmeno un soldo; l'ho comprato per poche lire, per una somma molto piccola. Ant., libbra; moneta in genere.

Storia: da Carlo Magno a Emanuele Filiberto

La lira ha origine con la riforma monetaria di Carlo Magno attuata tra il 780 e il 790. La lira si divideva in 20 soldi di 12 danari ciascuno. Il soldo e la lira erano però in origine solo monete di conto; l'unica moneta coniata era il danaro. Con la differenziazione in valore dei danari si ebbero anche diverse lire (milanese, pavese, lucchese, veronese in Italia) di valore diverso una dall'altra. Solo nella seconda metà del sec. XV furono coniate monete del valore della lira: la cosiddetta lira Tron a Venezia (dal doge Nicolò Tron), la lira di Galeazzo M. Sforza a Milano e più tardi la lira di Emanuele Filiberto a Torino.

Storia: la lira italiana

La prima lira italiana si ha con Napoleone nel 1806. Con la Restaurazione si ebbero di nuovo varie lire nei diversi Stati. La lira fu dichiarata unità monetaria dell'Italia dalla legge del 1862 che organizzava il nostro sistema monetario su basi bimetalliche: divisa in 100 centesimi, essa equivaleva a 4,5 g d'argento fino e a 0,290322 g d'oro fino. Come negli altri Paesi aderenti all'Unione Monetaria Latina, il bimetallismo italiano fu in origine effettivamente operante (con un rapporto di argento/oro di 15,5 a 1) essendo posti in circolazione sia pezzi d'oro (di 5, 10, 20, 50 e 100 lire) sia d'argento (lo scudo da 5 lire), solo più tardi trasformandosi in bimetallismo zoppo. Accanto alle monete metalliche circolavano però, pur se in misura inizialmente limitata, anche biglietti di banca che godettero della piena convertibilità fino al 1º maggio 1866 quando fu instaurato il corso forzoso. Quest'ultimo, abolito formalmente nel 1881, ritornò sostanzialmente in vigore dopo pochi anni e vi rimase più o meno riconosciuto sul piano ufficiale. La lira godette, quindi, di una relativa stabilità fino alla I guerra mondiale, che ne provocò un notevole deprezzamento: dal 1914 al 1920 la quantità globale di moneta in circolazione aumentò di quasi sette volte e l'indice del costo della vita triplicò. La lira s'indebolì anche nei confronti delle monete estere cosicché il tasso di cambio con il dollaro passò da 5 lire ca. nel 1914 a 29,78 nel gennaio 1921 e a 29,88 nel 1925. Quello con la sterlina, pari a 30,30 lire nel 1918, salì a 90,43 nell'ottobre 1922 e a 144,92 nel 1925. La stabilizzazione monetaria fu decretata nel 1927 insieme all'abolizione del corso forzoso e al ritorno della convertibilità in oro (in lingotti) o in divise convertibili. La lira fu equiparata a 0,079 g di oro fino e il suo prezzo nei confronti del dollaro e della sterlina fu fissato rispettivamente a 19 e a 92,46 lire. La parità aurea così instaurata fu mantenuta fino al 1936 quando la lira fu svalutata di oltre il 40% (1 lira=0,04677 g di oro fino) in misura, cioè, circa uguale a quella che aveva colpito negli anni precedenti il dollaro e la sterlina (il cosiddetto “allineamento”). La II guerra mondiale ridusse ulteriormente il potere d'acquisto della lira, il cui tasso di cambio con il dollaro raggiunse nel 1946 le 225 lire, nel 1947 le 350 per stabilizzarsi intorno alle 625 a partire dal 1949. Quest'ultima parità della lira (dotata solo di “convertibilità esterna”) con il dollaro fu in effetti quella dichiarata dall'Italia al Fondo Monetario Internazionale nel febbraio 1961 (1 lira=0,00142187 g d'oro fino) e tale rimase fino al riallineamento concordato nel dicembre 1971 (1 dollaro=581,5 lire). Nei primi mesi del 1973 le autorità monetarie italiane istituirono un doppio mercato dei cambi, uno per la lira utilizzata nelle transazioni finanziarie (lira finanziaria) e uno per la lira utilizzata nelle transazioni commerciali (lira commerciale), lasciando i relativi corsi liberi di fluttuare in risposta alle forze del mercato. Nel marzo 1974 il mercato valutario della lira è stato riunificato pur rimanendo il cambio fluttuante. Tuttavia la nostra moneta rimaneva debole a motivo di un più alto saggio d'inflazione rispetto agli altri Paesi industrializzati.

Storia: l'adesione allo SME

Nel 1979 l'Italia rispose affermativamente alla richiesta di aderire allo SME, ma rimanevano forti i dubbi sulla capacità della nostra moneta di fluttuare insieme a monete forti quali il marco tedesco e il franco francese. Pur avendo ottenuto una banda di oscillazione allargata rispetto a quella degli altri Paesi partecipanti (del 6% invece che del 2,25%), le nostre autorità furono costrette a svalutare la lira diverse volte: dal 1981 al 1987 si registra almeno una svalutazione l'anno, eccezion fatta per il 1984. Negli ultimi anni Ottanta, tuttavia, la lira si dimostrò più forte, grazie alla buona congiuntura economica e alla politica della Banca d'Italia di alti tassi d'interesse; per cinque anni, il cambio non venne più toccato, a parte il restringimento della banda di oscillazione avvenuto nel 1990; nel corso del 1992 però si manifestavano preoccupanti sintomi di sfiducia nella capacità del nostro governo di porre rimedio al dissesto finanziario del Paese. Ne derivava un notevole aumento dei movimenti di capitale in uscita dall'Italia, con conseguente debolezza della lira e l'abbandono temporaneo dello SME, insieme alla sterlina inglese, dopo aver subito pesanti svalutazioni soprattutto nei confronti del marco. Il trend negativo continuava anche negli anni successivi, anche a causa delle pesanti speculazioni cui era sottoposta la moneta e del perdurante clima di instabilità politica. Il 24 novembre 1996 la lira rientrava nello SME e, dopo un periodo di allontanamento del suo valore di cambio dalla parità centrale prevista dallo SME, nel 1997 si realizzava un riavvicinamento a tale valore grazie anche all'afflusso di capitali dall'estero, rivolti prevalentemente all'acquisto di titoli di Stato e portati dalla crescente fiducia nelle prospettive dell'economia italiana diffusasi sui mercati. Nel 1998 il cambio con il marco rimaneva prevalentemente invariato, mentre si apprezzava nei confronti del dollaro e della sterlina.

Storia: l'avvento dell'euro

Dal 1° gennaio 1999 veniva introdotta la valuta unica europea, l'euro, nei Paesi membri della UE. Veniva inoltre stabilito il tasso di cambio delle divise di ciascun Paese con la moneta unica europea; in Italia un euro valeva 1936,27 lire. La nuova moneta entrava effettivamente in circolazione dal 1° gennaio 2002. Dopo due mesi in regime di doppia circolazione, la lira veniva definitivamente sostituita dall'euro a partire dal 1° marzo dello stesso anno.

Bibliografia

Per l'economia

C. M. Cipolla, Le avventure della lira, Milano, 1958; C. Bresciani Turroni, La politica finanziaria e monetaria dell'Italia dopo la II guerra mondiale, in Corso di economia politica, vol. II, Milano, 1962.

Per la storia

M. Bloch, Esquisse d'une histoire monétaire de l'Europe, Parigi, 1954; O. Rinaldi, Le monete coniate in Italia dalla Rivoluzione francese ai nostri giorni, Casteldario, 1954.

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