ipòstasi (filosofia)
sf. [sec. XIV; dal greco hypóstasis, ciò che sta sotto, e quindi sostanza]. Termine applicato da Plotino alle tre sostanze del mondo intelligibile, cioè l'Uno, l'Intelligenza e l'Anima, corrispondenti alle immagini della luce, del sole e della luna. Nei primi padri della Chiesa il termine fu inteso come “colui che ha la sussistenza”. Quando si trattò di applicarlo al dogma trinitario si vollero però evitare i possibili fraintendimenti tra essenza, sostanza e persona e se ne limitò il significato a persona, per cui si definì che “in Dio vi è un'unica natura in Tre Persone”, e nel problema cristologico, che in Cristo vi sono un'unica Persona (quella divina del Verbo) e due nature, quella divina e quella umana unite ipostaticamente. § Negli studi storico-religiosi, termine tecnico preso in prestito dalla teologia, per indicare “personificazioni” o “incarnazioni” di esseri sovrumani o extraumani. Per estensione, in letteratura, personificazione o rappresentazione concreta di una realtà astratta.