intuitivo
IndiceLessico
agg. [sec. XVI; da intuire]. Che concerne l'operazione mentale dell'intuire; che avviene per intuizione: capacità intuitiva; apprendimento intuitivo. Per estensione, facile da comprendere: questi sono dati intuitivi. Riferito a persona, dotato di prontezza d'intuito, in cui l'intuizione predomina sull'attitudine al ragionamento; anche sm.: è un intuitivo. In filosofia, metodo intuitivo, metodo che giunge alla conoscenza per via diretta, attraverso un'immediata esperienza dell'oggetto considerato.
Pedagogia
Nell'insegnamento, procedimento didattico che si basa sull'intuizione più che sul ragionamento e sull'analisi. Nato come reazione al formalismo intellettuale dell'insegnamento verbale, il metodo intuitivo fa perno sulla realtà oggettiva da manipolare, osservare e spiegare. Il metodo intuitivo venne introdotto da Comenio con il suo Orbis rerum sensalium pictus; esso si fonda su due cardini essenziali: il richiamo alla diretta esperienza e alla successiva verifica; la valorizzazione del vedere, come atto rivolto all'indagine e alla conoscenza del reale. In questo senso il metodo intuitivo si propone come il nucleo centrale di una scuola elementare che ripudia le esposizioni e le dissertazioni, per proporre un iter culturale completamente nuovo. Nel corso dei secoli successivi il metodo intuitivo fu sottoposto a numerose rielaborazioni e critiche: da Rousseau a Pestalozzi, fino a giungere a Dewey, a Decroly e Claparede. Anche in Italia, con Gabelli, il metodo intuitivo fu utilizzato come strumento per avvicinare i discenti all'esperienza vissuta, al fine di costruire un insegnamento fondato sulla realtà oggettiva. Dopo un periodo di stasi, in cui la didattica dell'intuizione sembrava dover lasciare il passo all'attivismo di marca deweyana e all'operazionismo di Piaget, negli anni Cinquanta del Novecento il metodo intuitivo fu ripreso da alcuni psicopedagogisti capeggiati da Bruner. In particolare, i primi veri neointuizionisti furono gli esponenti della Gestalt e in particolare Wertheimer.