influènza (medicina)
malattia infettiva acuta sostenuta da virus, epidemica, specialmente delle vie aeree superiori, che si trasmette mediante la saliva e l'escreato bronchiale (specie con i colpi di tosse). L'influenza non rappresenta una causa di mortalità rilevante nel mondo, all'infuori delle forme pandemiche, durante le quali compaiono varie infezioni batteriche secondarie quali le polmoniti, le broncopolmoniti, le pleuriti purulente, ecc. Le forme pandemiche sono dovute a un virus che, data la variabilità antigenica (tipi: A, B, C; sottotipi: A0, A1, A2, B0, B1), pone gravi problemi profilattici perché la prevenzione della malattia richiede l'uso di un vaccino specifico. Le infezioni batteriche secondarie, al contrario, possono essere facilmente curate con antibiotici. Le grandi pandemie invadono con ricorso periodico tutti i continenti; provengono quasi sempre da un Paese asiatico e sono provocate da un virus di tipo A. Si ricordano le pandemie del 1889, del 1918-19, del 1957, ecc.; in particolare quella del 1918-19, la cosiddetta “febbre spagnola”, si ritiene abbia provocato la morte di almeno 15 milioni di persone in tutto il mondo. Si hanno altresì con una certa frequenza epidemie localizzate e benigne. La sintomatologia è comune per tutti i tipi di influenza. Dopo un breve periodo di incubazione (1-3 giorni), inizia improvvisamente in forma acuta con febbre anche elevata, brividi, tachicardia, anoressia, scarsa diuresi, cefalea intensa, mialgie, artralgie, insonnia, disturbi gastrointestinali (stipsi, diarrea, nausea, vomito). Compaiono inoltre disturbi a carico dell'apparato respiratorio (tosse secca e stizzosa, dolore alla faringe e retrosternale, rinite, ecc.); la febbre perdura 3-5 giorni, la tosse diventa catarrale, i dolori scompaiono, ma l'astenia perdura oltre lo sfebbramento e può persistere parecchi giorni. Le forme cliniche sono numerose: abortiva (lievi e scarsi disturbi), ipertossica (a decorso grave con febbre elevata, tendenza al collasso cardiocircolatorio), intestinale (disturbi a carico dell'apparato digerente), polmonare (con sede elettiva nell'apparato respiratorio ed evoluzione verso polmoniti o broncopolmoniti), cardiaca (disturbi prevalenti a carico del cuore), nervosa (con cefalea persistente, agitazione psicomotoria, nevralgie, ecc.), emorragica (caratterizzata dal prevalere di fenomeni emorragici). Le complicazioni sono dovute alla sovrapposizione di infezioni batteriche a carico del naso, della bocca, delle prime vie aeree, degli organi dell'udito e dell'equilibrio, dei polmoni, delle pleure, delle meningi, oppure di setticemie; di frequente riscontro nei bambini sono la laringo-tracheo-bronchite stenosante, la bronchiolite (bronchite capillare), la gastroenterite, la nevrassite. La terapia prevede soltanto cure sintomatiche (riposo a letto e antipiretici), cercando però di prevenire le complicanze con l'uso tempestivo di antibiotici. La profilassi si può attuare mediante vaccinazione. Sono per lo più impiegati vaccini costituiti da virus inattivati di ceppo A e B. La vaccinazione viene consigliata a soggetti a rischio per le complicanze (soggetti affetti da patologie che provocano deperimento, anziani, cardiopatici, diabetici, nefropatici, ecc.) e a soggetti ad alto rischio di contagio (operatori sanitari, operatori in comunità). Nella terapia dell'influenza risultano utili diversi farmaci antivirali: amantadina, rimantadina e inibitori della neuraminidasi.Nel trattamento dell'influenza da virus di tipo A negli adulti gli antivirali amantadina e rimantadina riducono di circa un giorno la durata della febbre e dei sintomi, mentre hanno scarsi effetti su virus diversi. La loro efficacia è simile, ed entrambi provocano effetti collaterali a carico dell'apparato gastrointestinale e del sistema nervoso centrale (meno frequenti con rimantadina, sulla quale peraltro vi sono meno studi). L'utilizzo di questi farmaci in condizioni di routine non è raccomandato. Gli inibitori della neuraminidasi si sono dimostrati in grado di ridurre la durata dei sintomi in corso di sindrome influenzale da virus A e B, mentre hanno scarsa efficacia su altri virus. Provocano significativi effetti collaterali gastrointestinali. Tali risultati si riferiscono alla popolazione adulta e a quella pediatrica. Il loro utilizzo per il trattamento sintomatico dell'influenza non è raccomandato di routine, ma deve essere valutato caso per caso.