infestante
agg. [sec. XIV; ppr. di infestare]. Che infesta, detto specialmente in botanica di pianta selvatica di poca o nessuna utilità per l'uomo, che vegeta per lo più negli incolti in quanto esclusa, per quanto possibile, dai terreni agrari, dove riesce dannosa alle piante coltivate, alle quali sottrae luce, spazio, acqua e alimenti. In particolari condizioni, tuttavia, anche una specie altrimenti utile può risultare infestante, come per esempio il fico d'India quando invade terreni più convenientemente adibiti a pascolo, o varie specie foraggere, che si sviluppano in campi di cereali. Nella quasi totalità dei casi le piante infestanti sono specie erbacee (erbe infestanti, malerbe, erbacce), ma tra le piante arboree vi sono specie che con la loro rapida crescita e capacità di diffusione sono in grado di modificare il paesaggio, come la robinia o l'ailanto; esse sono caratterizzate da eccezionali doti di vitalità e posseggono una straordinaria attitudine a moltiplicarsi spontaneamente e con estrema rapidità nelle colture; la loro presenza ha quindi influenza negativa sull'entità dei raccolti. La lotta contro le erbe infestanti, pertanto, è pratica indispensabile in agricoltura, e per essere efficace deve essere continua e metodica; essa viene condotta sia con lavorazioni varie, zappatura, diserbo, particolari accorgimenti colturali, oculato impiego di concimi e correttivi, ecc., sia per mezzo di erbicidi. In considerazione degli effetti nocivi che possono derivare dall'uso dei prodotti chimici, vengono così sviluppati e adottati sempre più di frequente metodi di lotta biologica, impiegando parassiti delle specie infestanti. In genere le specie più temibili di malerbe sono quelle dotate di organi sotterranei di riproduzione (rizomi, bulbi, tuberi, ecc.); fra le infestanti più diffuse in Italia sono da annoverarsi diverse specie di felci ed equiseti, il vilucchio e il vilucchione, la cicerbita, la zizzania, le vecce selvatiche, l'afaca, varie specie dei generi Carduus, Cirsium, Carex, Rumex e svariate altre.