Lessico

sm. [sec. XIX; da imperiale (aggettivo e sostantivo) sul modello dell'inglese imperialism].

1) Tendenza di uno Stato a estendere il proprio dominio, sia politico sia economico, su altri Paesi.

2) Fig., tendenza alla supremazia, al predominio: imperialismo culturale.

Storia: l'imperialismo nell'antica Roma

Nell'antica Roma mancò la nozione di imperialismo quale si è venuta precisando nel pensiero politico moderno, ma l'espansione dello Stato assunse, a partire dal sec. III a. C., forme tali da indurre i moderni a configurare il problema di un imperialismo romano che è stato dibattuto a fondo con opposte opinioni. Stando ai fatti, questo si può precisare: lo Stato romano, guidato da un'aristocrazia terriera, non certo guerriera (le procedure di dichiarazione di guerra minuziose e complicate lo escludono), senza esuberanze demografiche, con scarsa propensione al commercio, si ingrandì gradualmente con guerre considerate necessarie o inevitabili, affrontate con la preoccupazione della difesa preventiva: lo sbarco in Sicilia alla vigilia della I guerra punica, la penetrazione nella Valle Padana subito dopo la rottura con Cartagine dopo l'espugnazione di Sagunto, l'intervento in Grecia e in Oriente nei primi decenni del sec. II a. C. furono tutte iniziative avversate, in qualche caso aspramente, in Senato. Naturalmente, avvenute le conquiste, non se ne potevano evitare le conseguenze sul piano della difesa dello Stato ingrandito. Nuove situazioni si crearono invece con l'avvento dei grandi condottieri dell'ultima età repubblicana, Silla, Lucullo, Crasso, Pompeo, Cesarenei quali era penetrata, con i contatti con l'Oriente ellenistico, la nozione della monarchia universale, eredità di Alessandro Magno, e allora, anche per la spinta di potenti ceti finanziari, si operarono grandiose conquiste per affermazioni personali o per vanagloria militare o per predominio egemonico, cioè nello spirito proprio dell'imperialismo. Il ciclo delle conquiste lo concluse Augusto, che ispirò la sua opera di ristrutturazione dello Stato al principio del primato di Roma su tutti i popoli, accantonando l'idea ellenistica abbozzata da Cesare di uno Stato universale senza più distinzione tra popolo dominante e popoli sudditi. Tale idea riaffiorerà però nel sec. III d. C. con la Constitutio Antonina di Caracalla, che estese nel 212 la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero, e sarà riaffermata politicamente con la monarchia di Diocleziano e Costantino, premessa all'avvento dell'uguaglianza religiosa propugnata dal cristianesimo.

Storia: l'imperialismo in età moderna

L'imperialismo moderno si basa sulle particolari esigenze del moderno sviluppo industriale e finanziario e si richiama a precise correnti ideologiche della seconda metà del sec. XIX che sostenevano il diritto di affermare l'individualità personale, razziale o nazionale, del più forte (da H. von Treitschke a F. Nietzsche, da de Gobineau a J. Chamberlain fino a C. Rhodes e a R. Kipling). Fu dopo il 1870 che i più potenti Stati europei, con una struttura economica già ampiamente progredita in senso capitalistico, ma che minacciava di rallentare la sua espansione, intrapresero, in consonanza con la cultura nazionalista dominante, una sistematica politica di conquista dei territori e dei mercati d'oltremare, collegando questa attività di intervento con una precisa valutazione dei bisogni delle proprie industrie, sovrabbondanti di capitali e di prodotti, ricercando cioè nuovi mercati sia per le vendite sia per gli investimenti. La componente economica dell'imperialismo venne individuata dalla teoria marxista come unica ed esclusiva motivazione del fenomeno. Rosa Luxemburg, R. Hilferding e K. Kautsky affrontarono, pure da prospettive e con finalità diverse, l'analisi dello stretto legame dell'imperialismo con un preciso e ineliminabile livello di sviluppo del capitalismo borghese. Lenin, ne L'imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), definì in modo più organico tale schema interpretativo, individuando nell'imperialismo “lo stadio monopolistico del capitalismo”, caratterizzato dalla prevalenza di oligarchie finanziarie, sempre più ristrette, e dall'esasperarsi delle contraddizioni e degli antagonismi, insiti nel capitalismo stesso, tali da condurre questo sistema a un crollo irrimediabile, premessa per il passaggio a un più elevato ordinamento sociale ed economico.

Bibliografia

R. Luxemburg, L'accumulazione del capitale: contributo alla spiegazione economica dell'imperialismo, Torino, 1960; J. Chesneaux, L'Asia orientale nell'età dell'imperialismo, Torino, 1969; T. Kemp, Teorie dell'imperialismo. Da Marx a oggi, Torino, 1969; H. Magdoff, L'età dell'imperialismo, Bari, 1971; J. Schumpeter, Sociologia dell'imperialismo, Bari, 1972; E. J. Hobsbawm, L'età degli imperi (1875-1914), Bari, 1991; M. Nobile, Imperialismo: il volto reale della globalizzazione, Bolsena, 2006; M. Brignoli, Breve storia dell’imperialismo, Napoli, 2009; D. R. Headrick, Il predominio dell'Occidente: tecnologia, ambiente, imperialismo, Bologna, 2018; S. Scotti Camuzzi, Dopo il secolo breve: l'età dell'imperialismo del mercato: dissertazioni critiche di un giurista liberale, Milano, 2018; D. Lo Surdo, Imperialismo e questione europea, Napoli, 2019; A. Vittoria, Il Novecento: dall’età dell’imperialismo alla globalizzazione, Roma, 2019.

 

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