impala

Indice

Zoologia

sm. inv. [da una voce bantu]. Artiodattilo (Aepyceros melampus) della famiglia dei Bovidi (sottofamiglia degli Epicerotini) diffuso nelle savane dell'Africa orientale e centro-meridionale, dall'Uganda all'Angola e al Sudafrica.

Etologia

Alto al garrese sino a 90 cm, l'impala ha corporatura snella e pelo fulvo-rossastro vivo, più pallido sui fianchi e biancastro nelle parti inferiori; sulla parte posteriore-alta delle cosce si nota una distinta striscia nera verticale. Le corna, presenti solo nei maschi, sono lunghe e a forma di lira. Gli impala formano branchi di due tipi. Nel primo, un solo maschio adulto domina e controlla un gran numero di femmine accompagnate dai loro piccoli; nel secondo si radunano i maschi adulti non dominanti e i giovani di età superiore a un anno. Ciascuno dei branchi può contare parecchie decine di individui. I branchi di femmine con un solo maschio, durante il giorno, si frammentano in unità familiari che pascolano separatamente e in genere compiono insieme tutte le attività. Il maschio dominante controlla incessantemente che il suo branco non si disperda. Le femmine che si allontanano sono rincorse, minacciate con le corna e ricondotte nel branco. Aggressioni più dure sono invece riservate ai maschi, che tentino di introdursi nel branco, e perfino ai più giovani, che presto ne saranno espulsi. Il maschio dominante si interpone anche fra i branchi che vengono a contatto, minacciando le femmine e attaccando i maschi, sicché impedisce ai branchi di unirsi. Nel radunare le femmine il maschio usa anche forme di comportamento che in altre antilopi fanno parte del corteggiamento, come incedere verso la femmina con il muso proteso e la lingua parzialmente protratta, alternandole a moduli di comportamento aggressivo, talvolta diretto a un rivale inesistente. Sono comportamenti ritualizzati che valgono ad affermare il dominio del maschio sul branco delle femmine. Nei branchi di soli maschi vige una completa indipendenza, ma il vantaggio della protezione offerta dal branco tiene uniti i suoi componenti. Questi maschi si confrontano spesso durante il giorno, talvolta giungendo a cozzare con le corna in un duello vero e proprio e a spingersi, torcendo il capo, ciascuno tentando di far perdere l'equilibrio all'antagonista. Spesso questi scontri sono provocati dalla presenza fortuita di una femmina, intorno alla quale subito si affollano numerosi pretendenti. Scontri ripetuti e animati avvengono nel periodo in cui le femmine vanno in estro. I maschi del branco unisessuale sono allora attratti fortemente dal branco femminile, lo incalzano continuamente e ogni maschio adulto cerca di sottrarre un certo numero di femmine al controllo del maschio dominante. Questo lotta finché può per impedire un'eccessiva fuga di femmine, ma si dedica anche al corteggiamento di quelle al culmine dell'estro. Subito dopo l'accoppiamento, che, come in tutti gli erbivori della savana, è brevissimo, si esibisce in mezzo al branco in aggressioni ritualizzate di rivali inesistenti. La formazione del branco si modifica verso il periodo delle nascite, quando le femmine prossime a partorire si separano a piccoli gruppi o si isolano. I piccoli nascono dopo circa sei mesi di gestazione, deposti dalle madri in luoghi ben protetti. Non essendo precoci, al contrario che in altre antilopi, restano nella lettiera per parecchi giorni, mentre la madre divide il suo tempo fra le cure del piccolo e il pascolo, per il quale non si allontana mai troppo. Più tardi il nuovo nato seguirà la madre nel branco. Nei branchi al pascolo o all'abbeverata, gli individui più periferici fungono da sentinelle. Molto più frequentemente di quelli centrali sospendono il pasto e sollevano la testa per scrutare attentamente qualsiasi movimento della macchia o dell'erba che possa indicare la presenza di un predatore. Spesso sollevano il capo più volte a distanza di pochi secondi, aumentando la probabilità di scoprire un eventuale predatore. I predatori delle antilopi, infatti, si immobilizzano quando le loro prede scrutano i dintorni e riprendono ad avanzare quando esse riabbassano il capo. Antilopi di taglia media, gli impala sono predati da tutti i principali predatori che abitano fra la foresta e la savana (leoni, leopardi, iene, licaoni, ecc.), di molti dei quali spesso sono la preda principale. Le loro difese risiedono essenzialmente negli organi di senso, in particolare gli occhi, assai acuti, nell'associazione con i branchi di babbuini, valide sentinelle organizzate socialmente e capaci di tenere a bada molti predatori, e nella modalità di corsa del tutto caratteristica. Infatti gli impala fuggono in modo apparentemente disordinato compiendo balzi lunghi parecchi metri e alti anche tre, durante i quali agli occhi del predatore compaiono con intermittenza una grande quantità di addomi bianchi in luoghi continuamente diversi che rendono assai difficile l'orientamento dell'attacco verso una determinata preda. Contemporaneamente le barre nere che fiancheggiano la coda fungono da segnale per gli individui più arretrati e aiutano il branco a non disperdersi.

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