frattura (medicina)
IndiceClassificazione
Rottura di un osso, per cause traumatiche o spontanee. "Per alcuni tipi di frattura all'omero vedi disegni al lemma del 9° volume." Le fratture traumatiche sono le più frequenti e si distinguono in dirette e indirette. Si dicono dirette quando si verificano nella sede di applicazione della forza (urto o compressione). Sono indirette quelle che si hanno a distanza dal punto di applicazione della forza e si possono verificare per flessione, torsione, urto trasmesso e trazione. Le fratture spontanee si verificano per malattie generali (rachitismo, osteomalacia, morbo di Recklinghausen) o locali (osteomielite, tubercolosi, lue, cisti ossee, tumori e soprattutto le metastasi). Le fratture si distinguono, per il grado, in complete e incomplete, a seconda che l'osso sia diviso in due o più frammenti completamente staccati gli uni dagli altri, oppure sia solo interrotto parzialmente nella sua continuità, senza distacco di frammenti. Le fratture complete si osservano più spesso nelle ossa lunghe degli arti, le incomplete, dette “a legno verde”, più frequenti nei bambini perché il tessuto osseo è più deformabile, si verificano di preferenza nelle ossa piatte del bacino o della volta cranica dove più spesso assumono la forma di fessure o di screpolature (fratture sottoperiostali). La frattura incompleta si dice infrazione quando l'osso, dotato di un grado sufficiente di elasticità, si spezza come una verga di legno verde piegata ad angolo mentre rimane integra la parte rivolta verso la concavità. Quando la frattura è completa, i frammenti possono restare al loro posto, così che l'osso conserva la configurazione normale, o spostarsi per direzione, per accavallamento, per rotazione, per allontanamento, per incuneamento di un frammento appuntito in un altro. In base alla direzione le fratture possono essere: trasversali, longitudinali e oblique; in base al numero dei frammenti: semplici, quando i frammenti sono due, multiple o pluriframmentarie se i frammenti sono più di due, comminute se si hanno numerosi piccoli frammenti. Se oltre alla frattura vi è soluzione di continuità dei tessuti di rivestimento dell'osso, si parla di aperta o esposta, in caso contrario di chiusa. Le fratture esposte sono soggette a infettarsi a opera dei germi dell'ambiente e diventano fratture complicate.
Complicanze
La frattura, pur essendo una lesione locale, provoca una reazione generale acuta, che si manifesta con shock traumatico, emorragia, febbre, soprattutto nei primi giorni, provocata dal riassorbimento dell'ematoma; localmente si hanno tumefazione, ematoma, dolore circoscritto spontaneo e causato da movimenti, pressioni, urti, trazioni, impotenza funzionale totale o parziale, eventuali danni circolatori e nervosi distalmente alla frattura; se la frattura è completa si notano una mobilità abnorme dei monconi, uno scroscio osseo, deformità (allungamento o accorciamento, deviazione laterale, rotazione, ecc.). Una grave complicanza può essere l'embolia adiposa con ostruzione delle arterie nella piccola e nella grande circolazione che può portare a una sindrome cardiorespiratoria o encefalica. L'embolia è più frequente in caso di fratture comminute non esposte del femore e della tibia, in cui il midollo osseo è molto abbondante. A seconda della sede della frattura e delle dimensioni dell'osso fratturato, dopo 2-12 settimane si ha la formazione del callo osseo che salda, rivestendole, le parti.
Riduzione
La diagnosi viene posta con l'esame clinico e con il controllo radiologico. La frattura deve essere ridotta e immobilizzata, previa anestesia locale o generale, nel più breve tempo possibile (entro le prime 12 ore). La riduzione può essere incruenta ed eseguita mediante manovre esterne o con trazione transcheletrica a filo, ma per le fratture irriducibili per interposizione di parti molli, o incontenibili, o scomposte, è richiesta la riduzione cruenta con apposito strumentario. Alla riduzione seguono l'immobilizzazione (ingessatura) fino a progredita formazione del callo osseo, e quindi la riattivazione funzionale.
E. Baumann, Fratture e lussazioni, Padova, 1972; I. Capozzi, G. Rossi e altri, Clinica e terapia delle fratture maxillo-facciali, Bologna, 1973; F. Fusi, Traumatologia, Torino, 1973; J. Watson, Fratture e lussazioni, Padova, 1989.