forùncolo

sm. [sec. XIX; dal latino furuncŭlus, dim. di fur furis, ladro, propr. tralcio che sottrae il succo al pollone principale]. Flogosi cutanea acuta circoscritta, che inizia nell'apparato pilo-sebaceo, sostenuta dallo stafilococco aureo. Si manifesta come una pustola con una escara nera centrale e con un alone periferico rosso, duro e dolente. L'area centrale addensata, formata da neutrofili e materiale batterico e necrotico, detta cencio, dapprima è aderente, ma successivamente si distacca lasciando una cavità da cui fuoriesce un essudato sieropurulento. Esso si riempie di tessuto di granulazione mentre regrediscono i segni dell'infiammazione e si va organizzando una cicatrice più o meno retratta. Il foruncolo solitario è di solito un fenomeno accidentale dovuto per lo più a traumi, depilazioni, escoriazioni, ecc. Le localizzazioni più pericolose sono al viso, specie al labbro superiore, per la possibilità di trombosisettica del seno cavernoso (mediante comunicazione con le vene facciale e oftalmica), di meningite, di ascesso cerebrale, di setticemia. Un'altra localizzazione frequente è nel condotto uditivo esterno, dove provoca dolore intenso, rumori auricolari, ipoacusia, a volte febbre. Complicanze possibili del foruncolo possono essere le linfangiti, le adeniti, la confluenza in grappoli (favo) o il dilagare nel sottocute (flemmone), le setticemie o setticopiemie con localizzazione metastatica in vari organi. Sono indicati per la terapia impacchi caldo-umidi intermittenti fino alla spontanea risoluzione. Talora può essere necessario ricorrere alla terapia locale o sistemica mediante antibiotici, meglio se selezionati mediante esame colturale con antibiogramma. Le forme con necrosi estesa possono richiedere l'intervento chirurgico.

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