fienagióne
sf. [sec. XIX; da fieno]. Complesso delle pratiche agricole legate alla produzione del fieno, dal momento del taglio dell'erba alla raccolta . L'epoca del taglio di norma coincide con l'inizio della fioritura, quando cioè le piante sono maggiormente sviluppate, relativamente al loro contenuto in sostanze proteiche e digeribili, mentre è ancora limitata la presenza di sostanze cellulosiche. L'erba falciata, sparsa uniformemente sul terreno, viene periodicamente rimossa e rivoltata in modo da rendere il più efficace possibile l'azione disidratante del sole e dell'aria. Una volta raggiunto un giusto grado di essiccamento (l'umidità contenuta non deve superare il 20-25%) il fieno viene riunito in andane o in cumuli e quindi ammassato o compresso in balle nei fienili, o anche disposto all'aperto in cumuli di forma conica (biche) protetti da una copertura di paglia, strame o, meglio, da fogli di polietilene. Nelle aziende meccanizzate tutte queste operazioni si compiono con l'aiuto di apposite macchine (voltafieno, rastrelli meccanici, caricafieno, ecc.). La fienagione è accompagnata da notevoli cambiamenti nella composizione chimica dell'erba, e in particolare dalla perdita di vari principi nutritivi, soprattutto caroteni: questo avviene in misura tanto più alta quanto più sono avverse le condizioni meteorologiche nelle quali si svolge il processo di essiccamento e quanto maggiore è la perdita delle foglie nel corso della raccolta. La fienagione può anche effettuarsi con l'impiego di particolari essiccatoi o mediante impianti di disidratazione meccanica: questi sistemi, peraltro di scarsa diffusione, sono stati adottati soprattutto nei Paesi settentrionali, o in genere nelle zone caratterizzate da estati piovose.
Fienagione in Val di Fassa (Trento).
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