fìbbia
(ant. fìbia), sf. [sec. XIII; latino fibŭla]. Fermaglio di metallo o di altro materiale resistente, formato da due pezzi di cui uno si fissa all'altro mediante un gancio o un ardiglione e serve per allacciare cinture, mantelli e simili. § In uso fin dall'antichità, la fìbbia, per lo più in metalli preziosi, ebbe svariate fogge e si prestò ai più diversi moduli decorativi . Particolarmente pregevoli le fìbbie gote, longobarde, merovinge, a forma di medaglione, di losanga, di quadrifoglio, d'aquila e di altri uccelli e animali stilizzati; gli esemplari più ricchi erano lavorati a cesello e ornati di filigrane, smalti, pietre dure, cammei, ecc. Un'interessante fìbbia barbarica è quella raffigurante Daniele e i leoni (sec. VI-VII), proveniente da Savigny e ora al Museo Cantonale di Losanna. Notevoli anche le fìbbie alto-medievali irlandesi dei sec. IX-X (fìbbia di Tara, Museo Nazionale di Dublino). Dal sec. XIV in poi caddero in disuso le fìbbie per vesti (che rimasero a ornare i paramenti liturgici e in genere da cerimonia), mentre si usarono molto quelle per cintura, specie tra il sec. XIV e il XVI, di cui si trovano interessanti esemplari anche nell'oreficeria popolare. Nel Settecento furono molto di moda le fìbbie per scarpe, spesso di materiale prezioso e adorne di diamanti o di altre gemme. § In botanica, unione a fìbbia, struttura dovuta a due ife fungine che si incontrano e si uniscono a guisa di fìbbia per dar luogo, negli Ascomiceti e Basidiomiceti, al primo processo di fecondazione.
Fibbia da cinturone di arte visigota in oro e smalto.
Roma, Biblioteca Vaticana