elettròlita o elettròlito
sm. (pl. -i) [sec. XIX; elettro-+-lito]. Composto chimico che, in soluzione (acquosa o non acquosa), produce particelle cariche di elettricità positiva (cationi) o negativa (anioni). Per tali composti l'esistenza degli ioni in soluzione fu dimostrata da Arrhenius quando poté misurare la conducibilità elettrica delle soluzioni degli acidi, delle basi e dei sali, composti ai quali diede il nome di elettroliti, dividendoli in elettroliti deboli ed elettroliti forti; lo stesso Arrhenius introdusse il concetto di grado di dissociazione di un elettrolita come frazione di molecole del composto dissociate in ioni. In base a tale criterio, la conducibilità elettrica dei vari elettroliti dipenderebbe, a parità di concentrazione, dal valore del grado di dissociazione. Per gli elettroliti forti Arrhenius ammise un grado di dissociazione unitario; secondo tale ipotesi tutte le molecole quando passavano in soluzione si dissociavano completamente in ioni positivi e ioni negativi. In effetti la divisione di Arrhenius ammetteva implicitamente per gli elettroliti forti che gli ioni si formassero nel passaggio in soluzione del composto, mentre invece essi esistevano già nel composto allo stato solido in un reticolo cristallino ionico. All'atto della soluzione si indebolivano per ragioni elettrostatiche i legami che tenevano insieme l'edificio cristallino e gli ioni diventavano liberi di muoversi nella soluzione. Negli anni Trenta, venne proposta da R. M. Fuoss una nuova suddivisione secondo la quale gli elettroliti che allo stato solido presentavano un edificio cristallino ionico vennero indicati come elettroliti ionofori (portatori di ioni) mentre gli elettroliti che producevano ioni in percentuale più o meno elevata vennero chiamati elettroliti ionogeni (generatori di ioni). La nuova classificazione di Fuoss ha sostituito gradualmente la vecchia classificazione di Arrhenius. Se un elettrolita in soluzione dà ioni idrogeno, che legati a una molecola di acqua formano lo ione idrossonio H₃O+, l'elettrolita è un acido, mentre, se dà ioni ossidrile OH-, è una base. Anche un sale per idrolisi può dare ioni idrogeno se è formato da un acido forte e una base debole (per esempio, cloruro rameico, CuCla₂) o ioni ossidrili nel caso che sia formato da un acido debole e una base forte (per esempio, cianuro di sodio, NaCN). Esistono inoltre dei composti che nella loro molecola hanno dei gruppi acidi (per esempio, –SO₃H o –COOH) che in soluzione danno ioni idrogeno e dei gruppi basici (per esempio, –NH₃OH) che danno ioni ossidrili OH-; tali elettroliti vengono chiamati elettroliti anfoteri. Gli elettroliti, inoltre, in dipendenza del numero di cariche positive e negative che una molecola porta o genera in soluzione vengono chiamati uni-univalenti (per esempio, Na+Cl-, CH₃COOH-, Na+OH-), uni-bivalenti (per esempio, Ca2+Cl-₂, Na+₂ SO; ), bi-bivalenti (per esempio, Ca2+SO;, Zn2+S2-). Nell'industria elettrochimica e, in particolare, nella galvanotecnica con il nome di elettroliti si intende qualsiasi bagno conduttore usato nel processo elettrochimico (per esempio, l'elettrolita degli accumulatori al piombo è la soluzione acquosa di acido solforico, l'elettrolita nel processo cloro-soda è la soluzione acquosa di cloruro di sodio, ecc).