diàdoco

sm. (pl. -chi) [dal greco diádochos, successore]. Nome usato per indicare gli immediati successori di Alessandro Magno: Antigono Monoftalmo, Antipatro, Cratero, Eumene, Leonnato, Lisimaco, Perdicca, Seleuco e Tolomeo di Lago. Dopo la morte di Leonnato e una prima guerra civile che portò alla scomparsa di Perdicca e Cratero, i superstiti diadochi, accordatisi a Triparadiso nel 321 a. C., si spartirono le rispettive sfere di potere: ad Antipatro la Macedonia e la Grecia, ad Antigono la Frigia e il comando dell'esercito d'Asia, a Lisimaco la Tracia, a Tolomeo l'Egitto, a Seleuco la Babilonia e a Eumene la Cappadocia. Seguirono altre due guerre civili, che portarono, nel 311, all'inglobamento da parte di Antigono della satrapia di Eumene, il ristabilimento di Seleuco nei suoi territori e la successione sul trono di Macedonia di Cassandro, figlio di Antipatro. Nel 301, nella battaglia di Ipso, Antigono fu sconfitto da Seleuco e il suo regno venne diviso fra questi e Lisimaco. Nel 281 infine, con la battaglia di Corupedio, Seleuco sconfisse Lisimaco e s'impossessò dei suoi territori asiatici. Rimasero così tre grandi regni: di Macedonia sotto gli Antigonidi, di Asia sotto i Seleucidi e d'Egitto sotto i Lagidi.

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