definizióne
IndiceLessico
sf. [sec. XIV; dal latino definitĭo-ōnis].
1) L'atto di definire: la definizione dei confini di uno Stato. Più in particolare, in filosofia, atto con cui l'intelletto determina il contenuto di un concetto suddividendolo nei suoi elementi essenziali; in senso oggettivo la definizione esprime cos'è il concetto e quindi cos'è la cosa significata: la definizione di triangolo; definizione chiara, inesatta. Loc. avverbiale: per definizione, per antonomasia: “una città, che per definizione viene detta eterna” (Baldini).
2) Definizione dogmatica, giudizio dottrinale dato dalla suprema autorità della Chiesa cattolica su una verità rivelata. Oggetto della definizione dogmatica sono unicamente le verità pubbliche rivelate da Dio (necessarie per tutti in ordine alla salvezza). Soggetto della definizione dogmatica (dogma) è il sommo pontefice, quando si pronuncia ex cathedra, come supremo e decisivo maestro della Chiesa, oppure l'universalità dei vescovi cattolici nei concili ecumenici.
3) Il porre termine a una questione, per lo più giuridica; risoluzione: definizione di una vertenza.
4) In fisica si ha una definizione formale di una grandezza fisica quando questa è legata ad altre grandezze note attraverso una ben determinata relazione funzionale; si ha una definizione operativa quando è indicato il procedimento effettivo per misurare la grandezza in oggetto.
5) In matematica si ha una definizione operativa, o costruttiva, di un ente quando è indicato il procedimento atto a determinarlo; si ha una definizione nominale quando l'ente in oggetto è definito attraverso i nomi di altri enti noti; si ha una definizione per ricorrenza di un ente E, dipendente da un intero n, quando, noto l'ente E1, è dato un procedimento in base al quale la conoscenza degli enti E1, E2, ..., En‒1 porta alla determinazione di E. Per l'insieme di definizioni di una funzione, vedi funzione.
6) Nelle varie tecniche di riproduzione e trasmissione di immagini fisse o in movimento, definizione di immagine, grado di finezza di dettaglio con cui l'immagine è riprodotta sulla carta fotografica oppure sullo schermo televisivo.
Filosofia
Socrate sottolineò per primo l'importanza della definizione, facendo della determinazione dell'esatto valore del concetto (ciò che ogni cosa è) lo scopo stesso della scienza. Platone raccolse l'insegnamento socratico e sviluppò il processo per giungere alla definizione come via per determinare l'essenza delle cose. Aristotele costruì tutta una teoria sulla definizione e la distinse in nominale e reale, limitando la prima a una semplice enunciazione del significato del nome e sviluppando la seconda come “dichiarazione non dimostrabile dell'essenza” o come “deduzione dell'essenza” o ancora come “conclusione della dimostrazione dell'essenza”. Tale definizione avviene mediante la presentazione del genere prossimo (il predicato essenziale comune all'oggetto da definire e agli altri della stessa specie) e della differenza specifica (predicato che differenzia la specie in oggetto dalle altre che con lei appartengono allo stesso genere). La scuola stoica ridusse la definizione a una qualsiasi risposta alla domanda che cosa? e distinse numerosi tipi possibili di definizioni adeguati a campi diversi e separatamente utilizzabili secondo gli scopi che ci si propone. Nell'antichità questa accezione coesistette spesso con l'accettazione della definizione reale, come accade in Boezio. San Tommaso rimase nel solco tracciato da Aristotele e assegnò alla definizione il compito di determinare la “quiddità e l'essenza”. La scuola nominalistica diede molta importanza alla definizione nominale tendendo a escludere dalla logica la definizione reale. Così per Occam una definizione è possibile solo delle cose e le definizioni reali possono essere naturali o metafisiche ma non logiche. Mentre gli empiristi inglesi intesero la definizione solo come nominale, Leibniz riaffermò la distinzione tra definizione nominale e reale, alla prima ascrivendo i caratteri che distinguono una cosa da altre consimili e alla seconda quelli che consentono di spiegare la sua struttura interiore. Kant divise la definizione in sintetica, quando risale dagli elementi costitutivi dell'oggetto a un nuovo concetto totale, e analitica, quando invece risolve un concetto nei suoi elementi parziali; in particolare egli dice reale una definizione quando rende chiaro non solo il concetto ma la sua stessa oggettività. Nella logica contemporanea la definizione è sviluppata in una prospettiva puramente funzionalistica. Si avranno perciò definizioni soltanto in funzione del contesto scelto di volta in volta per istituire, definire e precisare l'uso di un determinato termine al suo interno.
Logica matematica
Si distinguono due accezioni di definizione, di cui la prima concerne enti logici, mentre la seconda, più generale, concerne concetti od oggetti insiemistici. Nel primo caso si ha a che fare con definizioni di espressioni appartenenti a un dato linguaggio. In generale si dice definizione di un'espressione t in base alle espressioni t1, ..., t, ogni procedimento che fissi univocamente il significato di t, una volta dati i significati di t1, ..., t. A livello più formale, sia dato il linguaggio L e sia K una teoria formalizzata in esso. Nel caso in cui le espressioni denotino funzioni, la definizione avrà la forma di un'equivalenza, il cui primo membro (definiendum) è costituito dal solo termine t(x1, ..., x), mentre nel secondo (definiens) α(x1, ..., x) non dovrà comparire t(x1, ..., x), ma solo i termini t1, ..., t. Nel caso in cui l'espressione t denoti invece un predicato, la definizione avrà la forma: t(x1, ..., x) ↔Q(x1, ..., x), dove Q è una formula del linguaggio L, non contenente t e in cui potranno comparire i termini t1, ..., t o, eventualmente, altri da essi definibili. In entrambi i casi, affinché la definizione sia corretta, è necessario che la giunzione della definizione alla teoria K non porti a contraddizioni. Quanto sopra detto si riferisce in particolare alla definizione esplicita; esistono però definizioni con struttura più complessa, quali quelle implicite, condizionali, ecc. Oltre a questa accezione puramente linguistica di definizione, ne esiste un'altra più generale, in base alla quale si parla di insiemi definibili, relazioni definibili, ecc. Mentre la prima accezione rientra nella metateoria di teorie arbitrarie appartenenti a linguaggi formalizzati, la seconda fa riferimento alla teoria degli insiemi.
Tecnica
In fotografia la definizione è praticamente la resa dei dettagli più fini di un'immagine fotografica osservata a distanza ravvicinata. Si distingue dalla nitidezza, in quanto questa si riferisce all'immagine nel suo complesso. Definizione e nitidezza vengono determinate con la misura dell'acutanza. § In televisione la definizione è determinata dal numero di punti elementari in cui viene scomposta l'immagine. Nel caso di riproduzione televisiva basata su schermi a raggi catodici (cinescopi), la definizionedipende dal numero di righe orizzontali di esplorazione dell'immagine da parte del pennello elettronico (perquanto riguarda la definizione verticale) e dalla larghezza di banda delle frequenze video (per quantoriguarda la definizione orizzontale). Nel caso in cui lo schermo televisivo sia del tipo a cristalliliquidi o del tipo al plasma, la definizione dell'immagine dipende dal numero di pixels con cui l'immaginestessa risulta definita.