acutanza
sf. [sec. XX; da acuto, sul modello dell'inglese acutance]. Grandezza che misura la definizione o nitidezza di un'immagine fotografica. L'acutanza, definita nel 1952, permette una valutazione migliore rispetto a quella data dal semplice potere risolvente. Infatti se quest'ultimo indica soltanto il numero di linee “risolte” (cioè distinguibili) per millimetro, l'acutanza indica anche come tali linee sono risolte: cioè in che modo avviene il passaggio da una linea alla successiva, misurando il variare dei grigi dal nero (linea) al bianco (spazio fra una linea e la successiva). La misura di questa variazione (gradiente di densità) è resa possibile dall'uso dei moderni microdensitometri. Il sistema di misura dell'acutanza si è sviluppato col metodo MTF (Modulation Transfer Function) che permette di valutare l'acutanza sia di un sistema ottico, sia di un materiale sensibile, sia della combinazione sistema ottico-materiale sensibile, tenendo conto anche di tutti i passaggi che il materiale subisce (ripresa, sviluppo, stampa, proiezione, ecc.). Il metodo tiene conto anche dell'impressione soggettiva nello spettatore e assegna il valore 100 all'immagine ritenuta perfettamente nitida, 90 all'immagine buona, da 80 a 89 a quella discreta e da 70 a 79 a quella solo accettabile.