deaspirazióne

sf. [de-+aspirazione]. Fenomeno fonetico per cui una consonante aspirata perde la sua aspirazione. In molte lingue indeuropee le originarie consonanti sonore aspirate si deaspirano: così in latino le consonanti indeuropee dh, bh (conservate in indiano antico) all'interno di parola diventano d, b (latino medius, rispetto all'antico indiano mádhyaḥ). Un caso particolare di deaspirazione è quello che ha luogo in indiano antico e in greco, quando si hanno due consonanti aspirate successive: per un processo di dissimilazione in generale la prima di esse viene deaspirata. Questo fenomeno, noto anche come legge di Grassmann, si può facilmente riscontrare in numerosi casi: da indeuropeo bheudh-, antico indiano bódhati (si sveglia), peúthomai (m'informo). Questa deaspirazione è avvenuta nella preistoria del greco dopo il passaggio delle consonanti da sonore aspirate a sorde aspirate (quindi da bheudh- si è avuto in un primo tempo in greco pheúthomai e successivamente per deaspirazione peúthomai), e dopo che le sorde aspirate si combinarono con la sibilante seguente dando luogo a ps, ks, o con la seguente semivocale j dando luogo a ss, tt (tréphō, nutro, da thréphō, ma il suo futuro è thrépsō.) In qualche caso si può avere la deaspirazione della seconda aspirata: nella seconda persona singolare dell'aoristo passivo del greco lýō (sciolgo) si ha lýthēti da lýthēthi. Spesso è anche intervenuta l'analogia ad annullare gli effetti della deaspirazione: così il futuro del greco peúthomai è peúsomai non pheúsomai per un'evidente analogia alla forma presente.

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