consumismo
sm. [sec. XX; da consumare1]. Orientamento diffuso in vasti settori delle società moderne, incoraggiato dalle tecniche pubblicitarie, verso un consumo accelerato di beni e servizi. Il consumismo trova la sua origine nella rivoluzione industriale e nelle trasformazioni dell'economia che ne sono derivate. In epoca preindustriale, infatti, da una parte l'economia si basava sulla soddisfazione dei bisogni fondamentali, dall'altra i redditi perlopiù permettevano solo la soddisfazione di quei bisogni. È invece con la produzione di massa e il benessere generalizzato che può svilupparsi il consumismo. Il consumismo carica i prodotti di significati a essi estranei ma carichi di grande suggestione, fino a farli diventare simboli esistenziali. Diventa quindi esso stesso uno stile di vita, in cui l'atto del consumo è un valore, anzi il valore. Diverse sono le voci critiche del consumismo, dall'accusa formulata da Galbraith nei confronti della pubblicità, che fa sì che i bisogni finiscano per dipendere dalla produzione, al giudizio di ordine morale che punta alle implicazioni negative del consumismo (ridistribuzione ineguale della ricchezza, alienazione del soggetto, che finisce per essere succube delle cose; dispersione delle risorse e difficoltà nello smaltimento dei rifiuti; perdita di significato del tempo libero, adibito quasi unicamente al consumo). In questa direzione, si è sviluppata una riflessione anche sociologica sull'esigenza di una “sobrietà dei consumi” che porti a un utilizzo razionale delle risorse e a un consumo equo e solidale con quelle popolazioni mondiali ancora a rischio di sopravvivenza.