concilia plebis tributa
assemblea romana, composta soltanto di plebei suddivisi per tribù. Probabilmente, fin dall'epoca della secessione sul Monte Sacro e sull'Aventino (nel 494 a. C., secondo la tradizione), la plebe s'impegnò con giuramento a difendere l'inviolabilità dei tribuni e la regolarità delle proprie assemblee contro chiunque le disturbasse; forse venne concluso anche un foedus tra patrizi e plebei, rinnovato nel 449 a. C., dopo la caduta del decemvirato legislativo. I concilia plebis tributa eleggevano i tribuni della plebe e gli edili plebei; emanavano plebisciti equiparati alle leggi comiziali (probabilmente con la legge Ortensia del 286 a. C.); avevano una funzione giurisdizionale pari a quella dei comizi tributi. Dei concilia plebis tributa si valsero Gaio Sempronio Gracco e il fratello Tiberio Sempronio e, dopo di essi, i tribuni della plebe. Augusto, dopo il conferimento della tribunicia potestas, ottenne il diritto di convocare i concilia plebis tributa che, agli inizi del principato, furono ancora chiamati ad approvare varie leggi, ma ben presto vennero esautorati.