decèmviro o decènviro

sm. [sec. XIV; dal latino decēmvir, da decem, dieci+vir, uomo]. Presso gli antichi Romani, ciascuno dei componenti i decemvirati, magistrature di 10 membri, contraddistinte ognuna da funzioni specifiche: A) Decemviri legibus scribundis, governo collegiale che resse la città-Stato di Roma nel 451-450 a. C., avendo anche il compito di redigere per iscritto una raccolta di leggi, comuni per i gentili e per i plebei cittadini romani, denominata XII Tavole. Quando fu creato, vennero sospesi la preesistente magistratura cittadina e il tribunato della plebe. I dubbi, tanto sull'esistenza del decemvirato, quanto sull'effettiva redazione delle leggi predette, sembrano infondati, mentre si può ritenere certo che non poche notizie sull'operato del collegio e sulle norme accolte nelle XII Tavole subirono integrazioni e aggiornamenti. Secondo la tradizione, i decemviri vennero abbattuti per il loro tentativo di conservare ulteriormente il potere, anche fondandolo sulla violenza. Seguì il suicidio di Appio Claudio e di Spurio Appio, e l'esilio degli altri otto componenti il collegio, cui furono confiscati i beni. La loro opera legislativa rimase tuttavia in vigore e venne ritenuta il nucleo originario della sapienza giuridica romana. B) Decemviri stlitibus iudicandis, competenti nei processi di libertà, dapprima nominati dai magistrati e poi eletti dai comizi. La legge Valeria-Orazia del 449 a. C. menziona iudices decemviri: alcuni li identificano con i decemviri stlitibus iudicandis, ma secondo il giureconsulto Pomponio questi ultimi cominciarono a esplicare le loro funzioni soltanto nel sec. III a. C. Se questa notizia è esatta, non è possibile l'identificazione dei due decemvirati. In età augustea presiedevano le sezioni (hastae) del collegio dei centumviri. C) Decemviri sacris faciundis, collegio sacerdotale in cui i decemviri avevano il compito di custodire i Libri Sibillini. In origine erano soltanto due; nel 367 a. C. divennero dieci e dopo Silla aumentarono ancora.