cloràlio
sm. [sec. XIX; dal francese chloral]. Nome comune dell'aldeide tricloroacetica, di formula Cl₃C–CHO. Il cloralio si forma per azione del cloro elementare sull'aldeide acetica o anche sull'alcol etilico, il quale viene dapprima ossidato dal cloro ad aldeide acetica. Il cloralio è un liquido incolore, denso e di odore caratteristico, che bolle a 98 ºC; viene usato come intermedio per la preparazione di alcuni prodotti chimici, in particolare dell'insetticida DDT. Per addizione di una molecola d'acqua, il cloralio forma il cosiddetto cloralio idrato, Cl₃C–CH(OH)₂, sostanza cristallina, facilmente solubile in acqua e nei solventi organici. Il cloralio idrato è uno dei più antichi farmaci ipnotici, introdotto in terapia da J. von Liebig nel 1832 e largamente usato prima della sintesi dei barbiturici. Deve la sua azione ipnotica alla trasformazione intraorganica in tricloroetanolo. Viene talora impiegato nell'insonnia abituale, negli stati tetanici e convulsivi, nell'avvelenamento da stricnina e da cardiazolo. È anche adoperato per via esterna come rubefacente e disinfettante; a dosi elevate esercita effetti deprimenti sul circolo e sul respiro.