cefalèa

sf. [sec. XVIII; dal latino cephalaea, che risale al greco kephaláia, da kephale, testa]. Qualsiasi sensazione dolorosa riferita alla testa, in particolare alla volta cranica. È uno dei disturbi più frequenti e può essere un sintomo benigno, espressione di un semplice affaticamento o di una tensione oppure un sintomo di qualche malattia cerebrale, come un ematoma, una encefalite, una meningite, o ancora può essere espressione di una ipertensione grave, di insufficienza epatica, renale o polmonare, di anemia, di intossicazione acuta o cronica, di malattie delle ossa o delle articolazioni del cranio o del collo, di patologie oculari come glaucoma e strabismo o dei seni nasali come le sinusiti. Anche le malattie della bocca e dei denti, della gola quali faringiti e bronchiti, delle orecchie e le difficoltà digestive, possono causare cefalee secondarie. In tutti questi casi si parla di cefalea secondaria, in quanto sintomatica di una patologia organica, mentre quando non è possibile individuare una causa precisa, la cefalea è considerata primitiva o essenziale. I parametri di maggiore rilevanza della cefalea sono il tipo del dolore, se fisso o pulsante, la sua durata, la sua localizzazione, e tutte le condizioni che la favoriscono e la innescano o che al contrario ne determinano la risoluzione. Significative sono anche la ripetitività e l'intensità del dolore, che può raggiungere livelli insopportabili sino a rendere estremamente penosa la vita del paziente, e la frequenza degli attacchi dolorosi oltre alla loro durata (minuti, ore, o giorni). Schematicamente si possono distinguere vari tipi di cefalea, fra cui l'emicrania e la cefalea muscolo-tensiva. Per emicrania si intende una serie di attacchi acuti di cefalea localizzata a una metà della testa, spesso accompagnati da nausea e vomito e preceduti da disturbi visivi (emicrania con aura), come zig-zag luminosi e fotofobia . Spesso insorge nell'adolescenza o in età giovanile, in particolare in membri di famiglie in cui altri individui ne sono colpiti, e in genere più frequenti nelle donne, con esacerbazioni nel periodo premestruale. La patogenesi dell'emicrania è legata a modificazioni del flusso di sangue cerebrale, dovute a costrizione arteriolare e a successiva vasodilatazione. Al contrario dell'emicrania, la cefalea muscolo-tensiva colpisce in genere l'età adulta, non presenta familiarità e può avere una durata notevole, disturbando anche il sonno notturno. Il dolore è più diffuso che nell'emicrania, interessando anche la porzione posteriore del cranio e la nuca. È facilmente scatenata da emozioni, stress e tensione nervosa ed è frequente in soggetti depressi e ansiosi, tanto che a volte può essere curata con la psicoterapia. Sono possibili e tutt'altro che rare forme di cefalee miste, con entrambe le componenti, vascolare e muscolo-tensiva. Un tipo particolare di emicrania è infine quello definito come cefalea a grappolo, consistente in attacchi di dolore estremamente intenso localizzato all'orbita e alla regione periorbitaria, coinvolgente un solo lato del volto, accompagnato da lacrimazione, rinorrea, edema e arrossamento della zona colpita. La durata è molto breve ma il disagio dei pazienti, per la maggior parte uomini, è notevole; la frequenza degli attacchi è variabile ma fortunatamente in genere non elevata, anche se fattori psichici ed emozionali, così come lo stress e l'intenso lavoro, possono accentuarla. La terapia dell'attacco emicranico si basa innanzitutto sul riposo, possibilmente al buio e nel silenzio: nei casi più lievi può essere sufficiente un analgesico, come paracetamolo o un antinfiammatorio non steroideo (FANS). Esistono poi farmaci antiemicranici specifici, quali i triptani (il sumatriptan è il capostipite), che sono agonisti specifici e selettivi della 5-idrossitriptamina. Betabloccanti e amitriptilina possono invece essere utilizzati per una terapia profilattica. La ricerca si è indirizzata anche verso la genetica nel tentativo di individuare le cause di alcuni tipi di cefalee, come le emicranie a carattere familiare, nelle quali si ipotizzava una componente ereditaria. Nel 1996 è stato individuato (Università di Leida, Paesi Bassi) un gene responsabile del trasporto del calcio tra le cellule cerebrali, che sarebbe responsabile di una rara forma di emicrania, nota come “emicrania familiare emiplegica”. Se questo gene non funziona normalmente le conseguenti oscillazioni del livello del calcio si riflettono sul funzionamento di alcuni neurotrasmettitori, la cui alterazione è stata collegata a questo tipo di emicrania.

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