carte da giòco

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cartoncini rettangolari di piccole dimensioni su cui sono impressi segni e figure convenzionali, riuniti in mazzi per giochi da tavolo. Dal sec. XVII a oggi molte ipotesi sono state formulate riguardo all'origine delle carte da gioco e al significato dei loro simboli, ma nessuna di esse può essere accolta con sicurezza. Probabile è la loro origine orientale (Cina o India) ma incerta la loro funzione originaria (divinatoria o istruttiva). Degna d'interesse è la tesi di un'analogia tra la struttura del gioco degli scacchi e quello delle carte, sostenuta soprattutto in Germania. Quasi certa è comunque la loro introduzione in Europa attraverso la Spagna nel 1300 per mezzo degli Arabi (infatti il termine spagnolo naipes deriva dall'arabo na'ib) e documentata è la loro rapida diffusione in Italia, Germania, Francia, Belgio, con una varietà di forme, d'illustrazioni, di giochi veramente straordinaria, tanto da farne un curioso documento di costume, d'arte, di storia. Le dimensioni furono anche notevoli (19×12 cm), il formato fu per lo più rettangolare, ma talvolta anche rotondo. La fantasia dei fabbricanti si rivelò soprattutto nell'illustrazione delle carte da gioco, creando una serie d'immagini ora rozze e popolari, ora raffinate e preziose (artisti di talento vi si dedicarono, rendendone così il prezzo elevato) in cui si rispecchiava sempre il costume di un'epoca: oggetti, fiori, animali, persone reali o immaginarie . Carte da gioco satiriche a carattere politico fiorirono soprattutto in Francia e in Inghilterra dal 1500 in poi. In Francia è tradizione che le prime carte da gioco fossero fabbricate nel 1392 per Carlo VI. Importate in Inghilterra, hanno mantenuto fino a oggi nell'abbigliamento delle figure la moda dei re Tudor e le sigle inglesi (K=King, re; Q=Queen, regina; J=Jack, fante). In mezzo a questa gran varietà fu però il mazzo di carte francese con i suoi semi (cuori, quadri, fiori, picche) a prevalere e a sostituire in epoca moderna i vari mazzi nazionali. In Italia la storia delle carte da gioco è caratterizzata dalla diffusione e sopravvivenza dei tarocchi. nati nel sec. XV dalla fusione di naibi figurati e numerati. Essi formavano un mazzo di 78 carte rimasto immutato, mentre sotto l'influsso delle carte da gioco francesi si formava il mazzo cosiddetto italiano di 40 carte numerate che conservano i semi dei tarocchi, coppe, danari, bastoni, spade, e che nelle molteplici varietà regionali (tipi piemontese, trevisano, piacentino, viterbese, barese, siciliano, ecc.) sono usate dai ceti popolari per i giochi tipici. I mazzi di carte da gioco in uso nel mondo sono il mazzo francese da 52 (oltre 2 jolly o matte), costituito da 13 carte per ciascuno dei 4 semi, numerate dall'1 al 10 e 3 figure (re, donna, fante), il mazzo italiano da 40, il mazzo da 32 o picchetto, il mazzo da 78 dei tarocchi. Vi sono inoltre dei mazzi creati appositamente per determinati giochi, come il quartetto o il mercante in fiera, o con intenti istruttivi, umoristici, satirici, ecc. La fabbricazione delle carte da gioco ha seguito l'evolversi della stampa e dalla primitiva manifattura artigianale si è giunti alla standardizzazione della fine dell'Ottocento. Da allora il numero è negli angoli, le figure sono bifronti; il retro è colorato e opaco perché non possano essere riconosciute. Oggi le carte da gioco sono stampate in offset su cartoncino resistente plasticato.

Legislazione

Giuridicamente le carte da gioco hanno avuto un rilievo puramente fiscale, in quanto fin dai tempi più antichi furono considerate un'ottima entrata per le casse dello Stato. L'imposta aveva per oggetto la fabbricazione (o l'importazione) e veniva applicata mediante bollo impresso sulle carte stesse (R.D. 30 dicembre 1923, n. 3277, mod. da D.L. Lgt. 14 giugno 1945, n. 394 e da D.L. 11 gennaio 1948, n. 72 e D.L. 24 novembre 1954, n. 1070). Con l'entrata in vigore della riforma tributaria (D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 641) l'imposta di bollo sulle carte da gioco. è stata soppressa.

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