céce

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(toscano cécio), sm. [sec. XIII; latino cícer-ĕris].

1) Nome comune dell'erbacea annua Cicer arietinum della famiglia Leguminose (sottofamiglia Papilionoideae) originaria dell'Oriente, coltivata anche in Europa per i semi (ceci) che, cotti, costituiscono un cibo ricco di calorie. È una pianta pubescente, viscosa, a fusto eretto alto 20-50 cm, con foglie composte a foglioline ovali seghettate e fiori ascellari piccoli, rossastri, azzurri o bianchi. I frutti sono legumi rigonfi, ovati, pelosi e penduli, contenenti uno o più semi globosi e bernoccoluti, di colore rossiccio, giallastro o nero, che si mangiano freschi o disseccati come contorno o in minestra e contengono il 5% di grassi, il 15% di protidi e il 60% di glicidi. Il cece richiede un clima caldo e asciutto; in Italia viene coltivato specialmente nel Meridione e nelle isole.

2) Per estensione, escrescenza carnosa di forma simile al seme della pianta. Fig., bimbetto, ragazzino; iron., bellimbusto, damerino; furfante; nello stesso senso si usa il dim. cecino.

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