bollandisti
sm. pl. Studiosi gesuiti belgi che, continuando l'opera del loro confratello J. Bolland, si applicarono allo studio critico dei documenti coevi dei santi per raccoglierli nella monumentale opera degli Acta sanctorum. I primi studiosi furono Godefroid Hensckens e Daniel Papebrochius. I due primi volumi degli Acta, consacrati ai santi di gennaio, furono pubblicati nel 1643 e altri tre nel 1658, ad Anversa. Il Papebrochius compilò i diciannove successivi, pubblicati nel 1794. A causa della Rivoluzione francese, solo nel 1845 si riprese la pubblicazione. Il metodo storico dei bollandisti, sospettato ingiustamente d'iconoclastia, soffrì le critiche del Mabillon dei carmelitani. Dal 1695 al 1717 alcuni volumi furono messi all'Indice. Le edizioni dei bollandisti sono tre: di Anversa (1643-1770), di Venezia (1734-70) e di Parigi (1863-70). Si affiancano agli Acta sanctorum la rivista Analecta bollandiana, fondata nel 1882 da Ch. de Smedt, e i Subsidia hagiographica. § Per meglio comprendere e caratterizzare tanta mole di lavoro si suole suddividerla in tre periodi: il primo è incentrato sulla figura di D. Papebrochius, sotto la cui direzione l'opera giunse al 25º volume: la critica bollandista non esitò a usare le armi della critica moderna per buttare al macero tutte le false narrazioni agiografiche, riportando alla luce il nucleo originario e le sue fasi genuine di accrescimento e di trasmutazione. Dichiarò falsa, per esempio, la leggenda sull'origine dei carmelitani, suscitando una violenta polemica che riuscì a far condannare dall'Inquisizione di Spagna tutta l'opera scritta da Papebrochius (la condanna fu revocata nel 1715). Il secondo periodo, dal 1723 alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), pur mancando di forti personalità svolse ancora una considerevole attività: i padri G. B. du Sollier, G. Stiltingh e C. de Bye continuarono ad adoperare i criteri critici dei loro predecessori portando a compimento i sette tomi di luglio e i primi tre di agosto. Purtroppo l'invasione francese del Belgio nel 1792 portò alla dispersione dei documenti e della biblioteca. Il terzo e ultimo periodo inizia con la restaurazione della Compagnia di Gesù (1814) ed è illustrato dalla forte personalità di Victor de Buck, che per primo intuì l'importanza dell'archeologia cristiana applicata alla critica agiografica. La sua opera fu continuata dal padre Ch. de Smedt, autore di un libretto divenuto notissimo, Principes de la critique historique (1872), nel quale indicava i caratteri con cui la verità storica si manifesta a chi veramente la cerca; combatteva inoltre ogni spirito di tendenziosità e di partito preso, facendo della ricerca un problema tecnico, in cui solo un metodo sicuro applicato con rigore scientifico avrebbe potuto ridurre al minimo il margine degli errori. Instaurava in tal modo una vera critica testuale, provvedendo di conseguenza al censimento di tutte le fonti agiografiche, pubblicato nelle Bibliotheca hagiographica latina, Bibliotheca hagiographica graeca e Bibliotheca hagiographica orientalis. L'opera dei bollandisti è stata continuata da studiosi insigni come H. Delehaye e P. Peeters (1887-1950).