archètipo

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sm. [sec. XIII; dal greco archétypon, immagine primitiva].

1) Tipo originario che assume valore esemplare; modello primitivo. Raro come agg., originario, esemplare: “Può salire fino alle forme stesse archetipe” (Salvini).

2) Il manoscritto originale perduto di un testo, che si può ricostruire, partendo da quelli che si possiedono.

3) Nella filosofia platonica è archetipo l'idea in quanto condizione assoluta e sostanziale per comprendere il fenomeno e per la continuità uniforme del divenire nel mondo; in Plotino e Porfirio le virtù hanno il loro archetipo in Dio; in Sant'Agostino, San Bonaventura e San Tommasoarchetipi sono i modi infiniti della natura del Verbo Divino, che diventano i modelli della creazione; in gnoseologia l'archetipo è la condizione oggettiva dell'atto conoscitivo; in Locke però perde ogni significato metafisico e denota solo “l'esemplarità delle idee umane a se stesse”; nel pensiero scientifico di Goethe l'archetipo è la forma vivente, originaria, da cui, per metamorfosi, si sviluppa l'infinita varietà delle specie.

4) Nella psicologia analitica di C. G. Jung, gli archetipi sono contenuti dell'inconscio collettivo, costituiti da rappresentazioni o immagini primordiali di esperienze comuni alla specie umana e che vengono ereditati da tutti gli uomini. A essi si contrappongono le immagini personali dell'inconscio individuale. Gli archetipi si manifestano sia influenzando il comportamento sia nei sogni.

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