antitrombina
sf. [anti-2+trombina]. Fattore proteico anticoagulante che agisce bloccando l'attività della trombina, detto anche fattore antitrombinico. L'esistenza di antitrombina e di altre sostanze endogene inibenti la coagulazione del sangue (antitromboplastine, antiprotrombina) ha una notevole importanza fisiologica in quanto impedisce che il processo coagulativo determinato da emorragie locali possa estendersi a tutto l'organismo. Il più importante dei fattori antitrombinici è costituito dall'eparina, la quale, in combinazione con un fattore circolante nel sangue (complemento dell'eparina), forma il cosiddetto inibitore eparinico o antitrombina II. Si attribuisce invece la denominazione di antitrombina I alla fibrina, la quale ha la proprietà di adsorbire e di inattivare la trombina alla superficie del coagulo formato nella sede dell'emorragia, interrompendo in tal modo l'ulteriore coagulazione del sangue. Oltre alle suddette si conoscono altre due antitrombine e precisamente una sostanza derivante dal catabolismo della protrombina (antitrombina IV) e una proteina sierica elaborata dal fegato (antitrombina III). Quest'ultima viene detta anche siero-antitrombina o antitrombina progressiva data la sua azione relativamente lenta (20 minuti) sulla trombina che viene trasformata in metatrombina inattiva. La determinazione quantitativa dell'antitrombina III è di una certa importanza diagnostica in alcune malattie del pancreas e nell'ittero da occlusione. La concentrazione di fattori antitrombinici nel sangue aumenta per effetto di radioterapie prolungate o per irraggiamento massivo e può produrre gravi manifestazioni emorragiche, come è stato evidenziato sperimentalmente negli individui sopravvissuti a esplosioni nucleari.