anfìbio

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Lessico

agg. e sm. [sec. XV; dal greco amphíbios, che ha doppia vita].

1) Di animale o vegetale che può vivere in due ambienti diversi, per esempio sulla terra emersa e nell'acqua. Più precisamente membro di una classe di Vertebrati (gli Anfibi) le cui forme larvali sono generalmente acquatiche; gli adulti sono invece terrestri. Tale classe comprende rane, rospi, salamandre e specie a esse correlate.

2) Fig., di doppio aspetto o natura; che presenta caratteri contrastanti, ambiguo: “Quell'anfibio componimento, che tragicomedia si chiama” (Goldoni).

3) Di veicolo a motore attrezzato per muoversi sia su terra sia su acqua oppure sia su strada ordinaria sia su strada ferrata. I primi sono dotati di ruote e carrozzeria stagna adatta alla navigazione; un dispositivo permette di trasmettere la forza motrice a volontà alle ruote oppure a un'elica posta, insieme con il timone, nella parte posteriore. I secondi, generalmente utilizzati per trasporto di merci, sono attrezzati con ruote gommate accoppiate con ruote ferroviarie, poste all'interno, oppure con ruotini metallici provvisti di bordino che vengono abbassati per la marcia su rotaia. Per estensione, di veicolo che può utilizzare diversi sistemi di alimentazione. In particolare, di aeromobile con dispositivi che gli permettono di atterrare e d'involarsi sia sull'acqua sia sul terreno. Ha la fusoliera sagomata a scafo con galleggianti di equilibrio alle estremità alari che possono essere retratti; anche il carrello è in genere retrattile (vedi anche idrovolante). I mezzi anfibi sono impiegati quasi esclusivamente per uso militare.

4) In senso militare, di operazione bellica che mira a portare l'offesa contemporaneamente per terra e per mare, ed eventualmente per via aerea: guerra anfibia. § Operazione anfibia, attacco dal mare contro un obiettivo territorialmente limitato, allo scopo di distruggere attrezzature, prendere prigionieri e svolgere azioni di sabotaggio e rappresaglia. Analogamente ad altri tipi d'incursioni aeree e terrestri, le operazioni anfibie sono limitate nel tempo; effettuate da truppe particolarmente addestrate (commandos, incursori, fanteria da sbarco) che si avvalgono di speciali attrezzature quali i mezzi anfibi, i canotti pneumatici e gli autorespiratori (uomini-rana), le operazioni anfibie hanno acquistato progressivamente importanza dalla fine della II guerra mondiale. Fattori essenziali per la loro riuscita sono la sorpresa o la momentanea supremazia aeronavale nella zona operativa. In genere si effettuano in ore notturne o in condizioni di scarsa visibilità.

Militaria

Atti al trasporto di persone e talvolta dotati di armamento leggero, i mezzi anfibi sono nati praticamente durante la seconda guerra mondiale; i primi impiegati largamente in operazioni belliche sono stati il tedesco Dovunque e l'americano Dukw. Quest'ultimo, utilizzato nello sbarco in Sicilia, ha l'aspetto di un mezzo da sbarco ed è fornito di 6 ruote gommate, 4 delle quali motrici. Capace di una velocità di 6 km/h in acqua e 65 km/h su strada, il Dukw ha una portata operativa di 3 t. La particolarità più interessante di questo mezzo, progettato dalla General Motors, è data dalla possibilità di variare la pressione dei pneumatici durante la marcia in modo da adattarli alla natura più o meno molle del terreno. Successivamente fu usato, specialmente dalla marina alleata, un mezzo cingolato con struttura e blindatura analoghe a quelle di un carro armato leggero. Fabbricato dalla Studebaker e noto come Weasel M29, è più lento e meno versatile del Dukw, rispetto al quale ha anche una portata molto inferiore. L'esercito italiano ha in dotazione l'M113, un mezzo cingolato a blindatura leggera, equipaggiato con una mitragliatrice MG/42 da 12,7 mm e capace di trasportare 13 uomini con relativo equipaggiamento.

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