analògico
agg. (pl. m. -ci) [sec. XVIII; dal greco analogikós]. Proprio dell'analogia; che si fonda sull'analogia: rapporto analogico; metodo analogico; letteratura analogica. § In fisica, grandezza analogica, variabile continua che può essere rappresentata (rappresentazione analogica) mediante una grandezza fisica, quale, per esempio, tensione, velocità, resistenza, ecc., di valore proporzionale a quello della variabile; in questo senso si parla di dati analogici e segnali analogici. § In elettronica , analogico – in opposizione a numerico o digitale – qualifica un dispositivo (o una grandezza) che tratta segnali (tensioni o correnti) che variano con continuità in modo generalmente regolare. I dispositivi analogici raccolgono, elaborano, trasmettono e comunicano segnali in forma continua (strumenti a indice, amplificatori, filtri, ecc.). Fra questi il calcolatore analogico effettua calcoli (somme, moltiplicazioni, integrazioni, ecc.) in base al principio operativo di manipolare tensioni e tempi, quali rappresentazioni analogiche delle qualità fisiche soggette al calcolo. Appositi dispositivi elettronici, i convertitori analogico/digitali convertono, mediante tecniche di campionamento, segnali analogici in segnali digitali, ossia in una sequenza di cifre binarie. Con questi convertitori e con quelli digitale/analogici, che svolgono la funzione inversa, è possibile passare indifferentemente dall'una all'altra rappresentazione. § In psicologia, il termine analogico si contrappone a verbale e indica i mezzi di comunicazione non orali; per esempio il linguaggio del corpo che può rafforzare o contraddire un'affermazione verbale.