amóre
IndiceLessico
sm. [sec. XIII; latino amor-ōris].
1) Tensione intellettuale e affettiva che deriva dall'aspirazione spirituale al bene, dal desiderio di realizzare un valore morale: amore della virtù, della giustizia. Per la religione cristiana, lo slancio mistico della creatura verso Dio e la bontà che muove Dio a beneficare la creatura con la grazia. Quindi, fig., l'essenza stessa di Dio: il Sommo, il Divino Amore. In senso più strettamente teologico, il concetto di amore si riconduce a quello di carità.
2) Sentimento di solidarietà verso gli altri uomini, carità: amore del prossimo; amore dei nemici.
3) Impulso dell'animo, intenso affetto verso qualcuno o qualche cosa; attaccamento, devozione: amore della patria; amore materno, la tenerezza della madre verso i figli; amore di sé, egoismo; amor proprio, giusto senso del proprio valore e della propria dignità; in senso neg., compiacimento presuntuoso dei propri meriti; essere tutto amore, disposto alla benevolenza; per amore di qualcuno, in grazia dell'affetto che si prova per lui; per amore di Dio!, per l'amor del cielo!, escl. che può esprimere supplica, calda raccomandazione o negazione risoluta; d'amore e d'accordo, di buon grado, concordemente; per amore o per forza, con le buone o con le cattive, in qualsiasi modo.
4) Attrazione sessuale, profondo interesse sentimentale per una persona dell'altro sesso (nei casi di omosessualità, anche del medesimo sesso); passione: amore sensuale, puro; amore tenero, morboso, violento; amore non corrisposto; libero amore, al di fuori dell'istituto matrimoniale; amore platonico, puramente spirituale per impropria divulgazione della concezione platonica dell'amore; mal d'amore, malessere generale provocato da passione amorosa e non dovuto a cause fisiche; fare all'amore, amoreggiare; estensivamente, riferito a cose, desiderare, vagheggiare: “sarà già un pezzo che fa all'amore a quelle quattro braccia di terra” (Manzoni). Proverbio: “il primo amore non si scorda mai”. In psicanalisi, oggetto d'amore è quello su cui si fissa la libido. Per estensione, rapporto sessuale: amore mercenario, ottenuto mediante pagamento; far l'amore, avere rapporti erotici, anche congiungersi carnalmente.
5) Per estensione, vicenda, avventura amorosa (specialmente al pl.): m'ha raccontato tutti i suoi amori.
6) Impulso sessuale negli animali: essere, andare in amore, in calore.
7) Identificazione ontologica della virtù amorosa, sentita variamente come divinità mitologica, potenza spirituale di origine divina che domina l'animo umano, energia cosmica che determina la vita dinamica dell'universo, e simili: “Amor ch'a nullo amato amar perdona” (Dante); “Amore alma è del mondo” (Tasso).
8) Cura affettuosa, sollecitudine, zelo: vegliare con amore un moribondo; lavorare con amore. Interesse appassionato, entusiasmo per un settore culturale, un'attività e simili: amore dell'arte, dello sport; predilezione, gusto: amore della buona cucina; aggiungo la data per amore di precisione. Attaccamento morboso, avidità: amore del lusso, del denaro.
9) Ciò che è oggetto del sentimento amoroso: scrive tutti i giorni al suo amore; anche scherzoso: le bocce sono il suo unico amore. Per estensione, persona o cosa graziosa, seducente: che amore di ragazza!; ha una pelliccia che è un amore. Nel gioco dei tarocchi, lo stesso che amante.
Filosofia
In senso strettamente filosofico indica la tendenza di due individui a unirsi nel riconoscimento delle rispettive esistenze. In questo senso l'amore si configura primariamente come rapporto interpersonale, dove il tendere reciproco, sia come sforzo volto a colmare una distanza, sia come suo compimento in un'unione, sia manifestato in modi infiniti e ogni volta peculiari e irriducibili; questi modi sono peraltro genericamente definibili come espressione di affinità, congenialità, attrazione reciproca (nel senso più lato e comprensivo del termine), donde l'elettività e selettività del rapporto. Inteso come reciproco tendere fra due esseri, l'amore, oltre che a definire un tipo particolare di rapporto interpersonale, si presta come spiegazione di molteplici fenomeni. Così per esempio nella filosofia indiana dei Veda e nella filosofia greca presocratica (Esiodo, Empedocle), l'amore fu inteso come un principio cosmico, la forza che avvince e armonizza tutte le cose. Per Platone l'amore (eros), in quanto desiderio dell'ideale (della bellezza e quindi del bene e del vero), esercita funzione mediatrice fra mondo delle idee e mondo reale, impegnando l'uomo nella ricerca dialettica che è ascesa all'essere in sé, all'idea. Aristotele, oltre a vedere nell'amore un rapporto fra persone, scorge in esso il principio in base a cui il primo motore immoto muove, come oggetto di desiderio, le altre cose, attraendole a sé e determinando così l'ordinamento finalistico del mondo teso alla perfezione divina. Nel neoplatonismo l'amore è via preparatoria di accesso all'assoluto, all'Uno che è l'oggetto vero e ideale di ogni amore anche se l'unione con esso è frutto di una visione cui l'amore è propedeutico. Il cristianesimo insegna l'amore di Dio per l'uomo (grazia) e l'amore degli uomini fra di loro (comandamento dell'amore del prossimo). L'amore è quindi esteso a ogni rapporto umano: unico rapporto umano autentico è quello dell'amore; ed è comandato in vista della costituzione del Regno di Dio come comunità fondata sull'amore. Questo amore è agape (caritas) e cioè affatto disinteressato e liberamente donantesi qual è quello di Dio per l'uomo; e quello dell'uomo per il suo prossimo, reso possibile e sollecitato dal donarsi del primo (di Dio stesso che è amore gratificantesi all'uomo e che nell'uomo vuole vivere); ed è contrapposto all'eros, all'amore cioè interessato, suscitato dall'oggetto che gli si presenta e che lo attrae “interessandolo di sé”. Su queste basi la teologia cristiana ha elaborato la dottrina cristiana dell'amore. Dove invece la dimensione trascendente dell'amore è lasciata cadere o passa in secondo piano, l'amore torna a essere variamente interpretato come mero rapporto interpersonale, il cui fondamento è in genere ritenuto di natura sensibile (così per esempio nel Settecento). Tutto il Romanticismo è una rivendicazione della portata metafisica dell'amore. L'amore, aprendo l'uomo ad altro da sé, rompe l'individualità egoistica ed è segno, manifestazione dell'assoluto, dell'infinito, che in tal modo chiama a sé, superandole, tutte le opposizioni e ogni molteplicità: l'amore è simbolo dell'unione o identità di infinito e finito, e insieme sua attuazione, vivente presenza dell'infinito nel finito: F. D. E. Schleiermacher mette l'unità fra finito e infinito, raggiunta nell'amore, a fondamento della religione; F. Schlegel trova il suo accento più alto nell'esaltare l'amore come sentimento dell'unità di finito e infinito; Novalis definisce l'amore “brama dell'Infinito e cioè di Dio”; G. W. F. Hegel, nei suoi scritti giovanili, identifica il vero amore con la “vera unificazione” per la quale “il vivente sente il vivente” e gli amanti sono “un vivente intero”. Il concetto dell'amore come unità o identificazione è stato criticato da M. Scheler, che ha voluto mostrare come l'amore implichi sempre la diversità delle persone. Questa tendenza antiromantica intesa a negare all'amore il suo carattere d'infinità, la sua portata e dimensione cosmica è ricorrente nella filosofia contemporanea.
Filosofia: morale
La morale cristiana distingue l'amore di sé legittimo e l'amore di sé riprovevole; il primo è incluso nell'amore per e in Dio e quindi antepone sempre l'amore per Dio all'amore di sé; il secondo è l'amore sregolato per se stesso, per cui si antepone il proprio bene a quello di Dio e del nostro prossimo. Questo amore è identificato da S. Agostino e da S. Tommaso con l'egoismo, da cui derivano “la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita”. Escludendo il rapporto con Dio e rimanendo nell'ambito umano, tanto Butler che Hume non riscontrano invece un'opposizione diretta tra l'amore di sé e l'altruismo; fra i moralisti francesi La Rochefoucauld asserisce che “l'amore proprio o l'amore di sé è soltanto un sentimento impresso in noi dalla natura, capace di trasformarsi in vizio o virtù secondo il gusto e le passioni che lo animano”; Rousseau opera una distinzione netta tra l'amore proprio e l'amore di sé, vedendo in quest'ultimo il sentimento naturale, che tende alla conservazione dell'individuo, e nell'amore proprio un sentimento fittizio, che porta l'uomo a stimare se stesso più degli altri. Kant distingue fra egoismo dell'amore di sé (benevolenza verso se stesso) ed egoismo della compiacenza di se stesso (arroganza e presunzione) e approva l'amore razionale di sé purché sia soggetto alla legge morale.
Pedagogia
Nell'antichità classica è soprattutto con Platone che il concetto di amore acquista rilevanza dal punto di vista pedagogico. Eros rappresenta infatti la molla di ogni processo di autoelevazione e di ascesi al quale sostanzialmente si riduce il momento formativo dell'uomo. Ma la centralità dell'amore si manifesta compiutamente nella pedagogia cristiana che si caratterizza per l'assunzione di esso come fondamento di ogni rapporto educativo (S. Agostino, S. Anselmo d'Aosta, S. Giovanni Battista de la Salle, ecc.). In senso generale, la carità, o amore soprannaturale, illumina tutta questa metodologia educativa tanto che si può parlare di una “pedagogia dell'amore” nel Vangelo. L'amore come “amorevolezza” contraddistingue il sistema educativo di don Bosco e, pur traducendosi nella pratica educativa in rispetto, attenzione e dedizione affettuosa ai giovani, si pone sempre come carità soprannaturale. Nella pedagogia del razionalismo e dell'illuminismo, per l'emergenza del problema del metodo e dell'educazione intellettuale, la considerazione dell'amore si attenua, ma anche si concretizza. Nel Comenio della maturità l'urgenza dell'amore si ripresenta come sfondo di ogni valida opera educativa, così come nel Rousseau, nell'umanesimo popolare di Pestalozzi, nel Fröbel e nelle figure più rappresentative della pedagogia romantica. Nel Pestalozzi amore e fede costituiscono le fonti “divine” ed “eterne” dell'educazione etico-religiosa e si originano, nella loro formazione e nel loro sviluppo, dalla vita familiare. Intorno al significato e all'importanza dell'amore nel processo educativo si è prodotto un dibattito fra i fautori di una concezione razionale (pedagogia scientifica) e i sostenitori di una visione sentimentale (pedagogia empirica). Il tema dell'amore viene inoltre discusso, e da diversi punti di vista, nelle prospettive dell'educazione sessuale e della coeducazione, dove prendono sempre più consistenza gli strumenti teorici della psicanalisi e della psicologia generale in una concretezza scientifica che non necessariamente emargina il mondo dei valori.
Pedagogia: amore materno
Il cristianesimo, celebrando la maternità di Maria, conferisce al ruolo della donna-madre un alto significato formativo, svalutato invece dalla precedente civiltà classica dove le responsabilità educative spettavano solo alla figura paterna. Fra i cristiani è soprattutto Sant'Agostino (si ricordino le pagine delle Confessioni riguardanti Monica) a celebrare i compiti formativi di orientamento e di protezione amorosa riservati alla madre nella vita del bambino. Pagine diversamente costruite ma altrettanto significative si ritrovano nell'Emilio di Rousseau e soprattutto nelle opere del Pestalozzi Come Gertrude istruisce i suoi figli e Leonardo e Gertrude. Il Pestalozzi, nell'ambito della sua concezione dell'educazione etico-religiosa, riconosce all'amore una forte carica di esemplarità formativa: “se la madre ama, anche il figlio ama”. Nella più recente problematica sociopedagogica, che assume la famiglia come istituzione educativa, il reciproco amore fra madre e figlio viene considerato come prima esperienza affettiva del bambino per il quale, inoltre, la madre rappresenta il modello di ogni relazione sociale e il primo oggetto della realtà esteriore. Assai rilevanti, per la pedagogia e per la pedagogia speciale, sono infine gli studi di psicologia infantile relativi ai disturbi da carenza materna, soprattutto affettiva (Spitz, Bowlby, Anna Freud, Fornari, Ossicini).