Vòguli

gruppo etnico asiatico della Siberia occidentale stanziato nella regione fra il medio e basso Ob e gli Urali, un tempo diffuso in una vasta area lungo entrambi i versanti degli Urali settentrionali. I Voguli, noti anche con il nome di Mansi, sono di stirpe ugro-finnica e fin verso il sec. XII vissero, seminomadi, di caccia e di pesca; successivamente acquisirono dai Neneč l'allevamento della renna allo stato brado divenendo stanziali; dal sec. XVI subirono progressivamente l'influenza dei Russi che in parte li assimilarono. Attualmente sono ridotti a poco più di 27.000 individui e solo i gruppi più isolati (che sono anche i più puri) si dedicano ancora alla caccia e all'allevamento di animali da pelliccia. La loro struttura sociale era basata su grandi famiglie patrilineari raggruppate in clan organizzati in due fratrie di probabile origine totemica; diffuso era un certo grado di animismo e il culto degli antenati; notevole importanza aveva lo sciamano e largamente diffuso era il culto dell'orso. Le abitazioni erano temporanee del tipo seminterrato circolare, poco profonde e circondate da muretti di pietra sovrastati da un tetto di ramaglie piramidale; d'inverno vivevano in capanne a pianta rettangolare fatte con tronchi, dotate di un focolare centrale con forno per il pane posto all'esterno (raro esempio fra i popoli siberiani); utilizzavano gli sci e la slitta trainata dai cani; l'abbigliamento era costituito da pesanti vesti di pelli e da pellicce di lupo o di orso. Esempio raro tra i Siberiani, conoscevano la tessitura per confezionare stuoie e anche tessuti fatti con fibre di ortica; notevole la produzione artigianale di oggetti in legno che vanno dai cucchiai ai cofanetti, fino alle barche di tavole e alle statuine raffiguranti gli antenati; di grande interesse il patrimonio di letteratura orale sotto forma di poemi, cantati con l'accompagnamento di cetra e arpa (strumenti ignoti agli altri popoli siberiani), che insieme con le antiche danze rituali fanno parte del vivace folclore locale.