Stilicóne, Flàvio
(latino Flavíus Stilícho). Uomo politico e generale romano (ca. 360-Ravenna 408). Semibarbarus in quanto figlio di un vandalo e di una romana, si mise in luce durante la campagna gotica nel 391-392 e acquistò così la stima di Teodosio che gli fece sposare la nipote Serena e lo nominò comandante supremo dell'esercito (magister utriusque militiae). Teodosio, sul letto di morte, gli affidò i figli Arcadio e Onorio, cercò di estendere la propria influenza anche in Oriente, ma la corte di Costantinopoli, nella quale andava risvegliandosi la tradizione ellenistica contro quella latina e barbarica, non intendeva accettare la sua politica di assimilazione dei barbari nell'impero e lo proclamò hostis publicus (397). Stilicone cercò allora di rafforzare la sua posizione con una politica interna liberale conciliandosi il favore dell'aristocrazia italica e promuovendo la tolleranza religiosa tra pagani e cristiani. Il suo nome è però più legato alle vittorie riportate sui barbari, a capo di eserciti composti in maggioranza di altri barbari: nel 402 sconfisse a Pollenzo i Visigoti di Alarico già vinti in Dalmazia e in Grecia nel 395-396; nel 406 annientò a Fiesole un'altra orda di invasori guidata da Radagaiso. Queste invasioni risvegliarono però l'odio contro i barbari e accrebbero il numero degli avversari alla politica filobarbarica di Stilicone, tanto che Onorio, impaurito dallo scoppio, all'interno dell'esercito, di una rivolta dei soldati romani contro quelli barbarici, sconfessò la politica del suo generale e lo fece uccidere.