Riti, Questióne dei-

questione sorta fra i missionari cattolici in Cina, Giappone e India sulla liceità o meno per i nuovi convertiti di continuare nell'osservanza di alcuni riti delle religioni locali. In Cina si trattava dei riti in onore di Confucio e degli antenati: i gesuiti lasciarono praticare tali riti, considerandoli un mero omaggio a Confucio e ai morti, senza uno specifico significato religioso. Diverso invece fu il giudizio di domenicani e francescani, che portarono la questione davanti al Sant'Uffizio, il quale proibì ai cristiani di parteciparvi (1645). La condanna dei riti fu aggravata da un secondo intervento dello stesso Sant'Uffizio nel 1704: i riti erano proibiti anche nel segreto delle case private. I gesuiti si ribellarono e allora intervenne Clemente XI con una proibizione più perentoria (1715). Le autorità cinesi risposero proibendo la diffusione della religione cattolica in Cina (1717). La proibizione rimase lettera morta, tuttavia contribuì ad ammorbidire l'intransigenza di Roma, che mantenne in linea teorica la proibizione, ma nella pratica finì con l'affidare la questione alla coscienza dei singoli credenti. In Giappone i cristiani erano obbligati a presenziare alle cerimonie pubbliche in onore dell'imperatore, degli eroi e dei caduti in battaglia. Ma in tale occasione i missionari, edotti dall'amara esperienza dei loro colleghi in Cina, accettarono la spiegazione del governo nipponico che si trattava solo di un atto civile e non si perdettero in troppe sottigliezze teologiche. In India furono ancora i gesuiti ad adattarsi, all'inizio della loro missione nel sec. XVI, agli usi e costumi delle varie caste, permettendo ai nuovi cristiani di continuare nell'uso del ciuffo, del disegno sulla fronte, del cordone e delle abluzioni. Domenicani e francescani videro in questi usi una pratica superstiziosa e la denunciarono al Sant'Uffizio. Intervenne il papa Gregorio XV e diede ragione ai gesuiti (1623). I cappuccini però ritornarono alla carica contro i riti malabarici (praticati nella regione del Malabar, missione tenuta dai gesuiti) e riuscirono a farli condannare da Roma (1706). I gesuiti si difesero con validi argomenti, ma inutilmente; venne imposto anche l'obbligo del giuramento, per dare maggiore efficacia alle numerose proibizioni. La proibizione cadde definitivamente solo nel 1939.

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